#Approfondimenti | 13/05/2023

Riciclarsi si può e si deve

Luciana Caglio

Tradotta dall’inglese «recycling», la parola è entrata nel linguaggio d’uso corrente a partire dagli anni ’70 con connotati ambientali ambientali, tanto che riciclare è diventato un verbo riflessivo: riciclarsi. Qualcuno ci è riuscito, come Domenico e Francesco Gabbani, Dany Stauffacher, Elena Bernasconi, Flavia Poggioli Jacobs e Andrea Colombo.

Il termine «riciclarsi» definisce un’esigenza per mettersi alla prova. Alle prese con le trasformazioni, a ritmo accelerato, provocate dalle tecnologie, informatica in primis, dall’evoluzione anagrafica (sempre più anziani), dalla globalizzazione, popolazione sempre più composita: cioè un nuovo costume cui adeguarsi. Gli esempi si sprecano. Per via dell’orario di lavoro continuato, il pranzo di mezzogiorno è spesso sostituito da uno spuntino, magari in piedi. Si prolunga l’aperitivo serale a partire dalle 17. Si frequentano assiduamente palestre, piscine, centri fitness. Il sabato e la domenica, si parte per la montagna o per una puntata al mare. I viaggi in aereo, dopo la tregua covid, sono ripresi alla grande. L’esotismo, anche in materia alimentare, sollecita la scoperta di cibi orientali. Il Giappone è «in»: anche sul piano culturale. E non mancano i volonterosi che ne studiano la lingua. 
Si tratta, in definitiva, di reagire positivamente alle incognite che ogni epoca riserva ai suoi contemporanei. Ricavandone un’opportunità, una sfida da vincere. E c’è chi ci è riuscito…