A fine ottobre, prima dei Morti, la nonna tornava dal bosco con l’ultimo carico di legna. Scaricava l’enorme gerla nella legnaia all’asciutto e al riparo dei ladri.
Poi si faceva sull’uscio, le mani sui fianchi, soddisfatta e sollevata. Fiutava l’aria e se ne usciva a dire: «Er’aria l’è crüda, la pònge! Stanöcc al fiòca». Non sbagliava mai. Arrivava puntuale l’inverno. Cadeva la neve soffice, abbondante. Regalava calma, riposo, vicinanza e silenzio. Anche il cuore della terra rallentava il suo ritmo, sanava il corpo dalle fatiche e invitava a sperare. Si stava insieme, attorno al camino a rubare quel caldo buono, profumato di bosco e di fumo. Ristorava il corpo e rallegrava l’animo. Il nonno, con le sue mani dure come il legno, scuoteva, con gesti decisi, la padella bucherellata delle caldarroste (i mondàda).
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