#Vetrina | 12/12/2021

Tiziana Ortelli

«Scrivo da quando sono bambina. L’idea appare all’improvviso, mentre l’elaborazione del testo richiede molto tempo e non sempre giungo dove immaginavo di arrivare».

di Ivan Pedrazzi

In un mondo in cui si sgomita e si strilla per richiamare l’attenzione e ottenere visibilità, la voce pacata di Tiziana Ortelli e la sua discrezione fanno sì che il modo migliore per conoscerla sia leggere le sue storie. Sono decine, sia per l’infanzia sia per gli adulti, ai quali si aggiunge, fresco di stampa, «Nel frattempo», il suo primo romanzo. Ambientato a Biasca nei primi anni del Novecento, «è l’affresco di un’epoca, tra tradizione e modernità, dove il mondo è visto attraverso gli occhi di tre donne (...) che spesso, nel silenzio delle cucine, portano sulle spalle il peso di drammi e tensioni» segnala l’editore Dadò.

«Mi emoziona vederlo lì, insieme agli altri libri, e i primi riscontri positivi mi hanno fatto molto piacere». L’autrice di Cadro lavora parecchio sui testi. «L’idea appare all’improvviso, mentre l’elaborazione dello scritto richiede tempo: leggo, rileggo e modifico di continuo. Non sempre – ammette Tiziana – giungo dove mi ero immaginata di arrivare».

Scrive da quando è bambina. È nata a Berna nel 1962, dove i genitori – cresciuti uno a Biasca, l’altra a Viganello – hanno lavorato qualche anno. Tornati in Ticino, Tiziana ha frequentato le elementari a Cadro. «La sera – ricorda – appoggiavo foglio e matita sul comodino per annotare quelle che allora ritenevo poesie». È di quegli anni la sua prima... fatica letteraria: una serie gialla che si esaurisce rapidamente e in modo macabro con la morte delle due protagoniste, vittime della vena noir già presente nella sua penna precoce.

Conclusi il ginnasio a Viganello e il liceo a Lugano, «confusa su quale dovesse essere il percorso futuro», Tiziana Ortelli opta per la Dolmetscherschule di San Gallo, dove nel 1984 si diploma come traduttrice. Segue un soggiorno di studio a Parigi per approfondire la lingua e la letteratura francese. Rientrata in Ticino, spazia in diversi ambiti professionali per poi approdare, nel 1987, all’ufficio traduzioni dell’Alcatel Str di Zurigo. Conosce il suo futuro marito, Christian, e dal 1992 lavora come traduttrice indipendente prima e come segretaria poi.

«Leggevo tanto, ma non ho scritto nulla: annotavo, analizzavo e... cestinavo». Il suo bagaglio si riempiva però di suggestioni raccolte durante i viaggi fatti.
Un punto di svolta è la nascita di Luca, nel 1998. «Non dormiva più di due o tre ore di fila. Credo di non essere mai stata così stanca. Una mattina alle 3 mi sono detta che invece di disperarmi avrei potuto approfittare di quelle ore a mia disposizione». Le parole riprendono a sgorgare. «Il Sottopassaggio» ottiene il Premio Raffaello, seguono le avventure di Capitan Rovescio, per la gioia dei piccoli lettori.

Nel 2004 si stabilisce con la famiglia a Cadro. L’anno successivo esce, per le Edizioni svizzere per la gioventù, «La scala per il cielo» («mi ha aiutata a elaborare in parte la morte di mio padre») e prende avvio una collaborazione a titolo volontario con una maestra della scuola elementare del paese. «Gli allievi scrivono fiabe e brevi racconti da soli e in gruppo e, tutti assieme, creiamo una storia da presentare ai genitori a fine anno». Una bella esperienza che continua tutt’ora. Tra una lezione e l’altra, nascono altre narrazioni per ogni genere di pubblico, in cui Tiziana Ortelli affronta argomenti che le stanno a cuore, come la violenza all’interno della famiglia, il bullismo, le apparenze e la presunta perfezione.

A proposito del romanzo «Nel frattempo» ci confida di aver cominciato a risalire l’albero genealogico di parte paterna due anni prima della pandemia. «Sono stata più volte all’archivio di Biasca, dove tra tomi, lettere, foto con volti senza nome né voce e documenti contabili ho trovato le impronte dei miei avi e quelle di un’intera comunità. Tracce che conducono, di generazione in generazione, ad oggi. In quel silenzio di polvere e di carta, pian piano si è fatta strada la prima frase del romanzo». Buona lettura...

 

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sull'edizione del 10.12.2021

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