#Approfondimenti | 16/09/2022

Addio ufficio!

Roberto Guidi

Il covid ha modificato abitudini consolidate. Tra le tante: chi l’avrebbe detto che si sarebbe fatta strada la possibilità di lavorare «a distanza»? È il cosiddetto smart working, oggetto di uno studio promosso dall’Unione cristiana imprenditori ticinesi in collaborazione con la Supsi, il quale conferma che è una soluzione sempre più apprezzata in Ticino.

L'inchiesta «Alla ricerca di una nuova normalità post-Covid: come favorire l’adozione dello smart working grazie a una comunicazione orientata al cambiamento?» è stata presentata il 7 settembre durante una serata organizzata dall’Unione cristiana imprenditori ticinesi. Fondata nel 2019 a Lugano, conta una cinquantina di associati e si propone «di generare il bene comune nella società civile, promuovendo i valori e i principi cristiani nei manager e negli imprenditori. Consideriamo l’etica del “fare impresa” il valore più importante», rileva il presidente Stefano Devecchi Bellini.
Durante i mesi del lockdown – e poi a singhiozzo anche in quelli successivi – rigorose norme imponevano un numero massimo di dipendenti negli uffici e si è dunque iniziato a lavorare da casa, improvvisando soluzioni di fortuna. Finita la burrasca, il cosiddetto smart working ha poi iniziato a prendere piede in maniera ufficiale e strutturata, tanto da diventare un’alternativa sempre più praticata.