Il popolare «Sciur Dutur»

Le vie di Cassarate, Brè e Gandria; il Palazzo dei congressi, le gallerie d’arte e la chiesa di Santa Teresa a Viganello. Ecco alcuni dei luoghi dove, fino a quindici anni fa, avremmo potuto incontrare Francesco Beretta Piccoli. Nel decennale della morte dedichiamo qualche riga e un pensiero al popolare «Sciur Dutur».

I primi tre dei luoghi menzionati lo videro in qualità di medico. «Medico condotto» eletto dalla popolazione nel 1945. Non c’erano i cellulari – strumento che in verità lui avrebbe rifiutato anche in seguito – e si comunicava diversamente: a Brè, chi aveva bisogno del «Sciur Dutur» lasciava un foglietto in un’apposita buca per le lettere e, nei giorni prefissati, era visitato a domicilio. Nessuna attesa al telefono o in una sala d’aspetto. Questo sistema, raccontava spesso Beretta Piccoli, aveva due vantaggi: l’ambiente domestico rappresentava una sorta di «estensione» del paziente, che offriva ulteriori indizi per la diagnosi; inoltre, il «tempo» che emergeva tra una visita e l’altra dava la possibilità di riflettere meglio sui casi. Ad ogni tappa, il medico informava circa la successiva così che, a catena, era sempre possibile rintracciarlo. Nei pomeriggi riceveva in studio a Cassarate dove, è vero, potevano esserci attese, ma solo perché dal «Dutur» si andava rigorosamente senza appuntamento: sarà banale, ma alla salute non si comanda.