A un certo momento si sente il canto, invero perlopiù un lamento, di un bianco cigno che sta andando arrosto. I Carmina Burana sono anche questo: componimenti goliardici, a volte poetici, a tratti piccanti, che inneggiano all’amore, al fato e al vino. Si tratta di testi medievali scritti da universitari girovaghi e musicati nel Novecento dal compositore tedesco Carl Orff. Brani entrati di diritto nell’immaginario musicale collettivo: chi non ricorda le note di «O Fortuna velut luna», magari come sottofondo della scena altamente drammatica di un qualche film? E proprio i Carmina Burana sono stati scelti per un progetto di collaborazione tra l’Orchestra della Svizzera italiana e i cori amatoriali ticinesi e mesolcinesi. Una sfida raccolta da 17 gruppi, 7 dei quali luganesi, che formano un organico di 350 persone e che, diretti da Markus Poschner, daranno voce a questa «cantata scenica» domenica 8 giugno al Lac di Lugano. Non è cosa semplice mettere assieme tutte queste voci, anche perché i testi sono scritti in latino e tedesco antico, i ritmi sono incalzanti e buona parte dei coristi non è più giovanissima. Ma ci stiamo lavorando: ogni coro si prepara per proprio conto e finora si sono svolte due prove d’assieme. Già il fatto di trovarsi in 350 coristi nella stessa sala è una sensazione speciale che si vive con un misto di timore ed eccitazione; la paura di sbagliare le note è frammista al piacere di lasciarsi prendere dalla foga del canto.
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