#Vetrina | 08/12/2021

Vanni Merzari 

Segni particolari: impareggiabile organizzatore di eventi sportivi. Non si tira indietro di fronte a nessuna sfida, dimostrando estrema polivalenza: dirige e sposta transenne, tira la giacca per ottenere sponsorizzazioni e sceglie i compagni di viaggio, bussa alle porte degli uffici giusti per ottenere permessi e si preoccupa delle coppe da consegnare ai vincitori...

di Roberto Guidi

Vanni Merzari è sulla breccia da una vita e ora, 72.enne, ha deciso di togliere il piede dal gas per dedicarsi con maggiore frequenza – tra le altre cose – alle escursioni in montagna e ai viaggi in barca a vela. Quando lo chiamiamo, sta puntando la prua verso il golfo di Napoli.
 
Nato a Campione d’Italia, frequenta le scuole dell’obbligo in paese e le medie a Lugano; seguono l’Arti e Mestieri a Bellinzona e il Technikum a Bienne, dove ottiene il diploma di ingegnere elettrotecnico. «Il mio primo impiego è alla Trasfor di Molinazzo di Monteggio, dove sono passato da tecnico a venditore di trasformatori elettrici; 15 anni in giro per l’Europa». All’improvviso vira completamente. «Nel 1986, tramite mio cognato, mi capita l’occasione di gestire un’agenzia di assicurazioni Winterthur. Inizialmente, mi sembra una cosa assurda e invece è stato il lavoro più bello che potessi fare. Mi piaceva, e mi piace, il contatto con la gente. È il mio pane». 
 
Dal 2009 al beneficio della pensione, Vanni Merzari è una persona dai mille interessi. Se c’è da dare una mano o mettere in piedi qualcosa, lui c’è sempre. A volte è il caso a metterci lo zampino. «Agli inizi degli anni settanta mi avvicino ai motori perché Kiko Boni, impegnato in gare di regolarità, ha bisogno di un navigatore». Rimane conquistato. «Nello stesso periodo incontro Cornelio Valsangiacomo, patron della Chicco d’Oro, che aveva appena fondato una scuderia. Sono entrato rimanendo fino alla cessazione dell’attività nel 2003.

Inizialmente come navigatore, dal ’76 in veste di direttore sportivo: si trattava di seguire gli equipaggi, elaborare piani di assistenza, tenere i tempi... Impegnativo e meraviglioso». 
 
Nel mondo delle quattro ruote Merzari si è speso in svariate altre occasioni. Nel 1984 con alcuni amici fonda l’Associazione sport auto ticino (Asat) con lo scopo di riportare in auge il Rally di Lugano, che s’era fermato otto anni prima. È a bordo pista – come organizzatore, of course – anche allo Slalom di Ambrì e al Rally del Ticino, che ha rimpiazzato quello di Lugano. 
 
Nel 2006, con Nadia Hubschmid e Fabio Selli, lancia la StraLugano. «Abbiamo sempre fatto il passo secondo la gamba, rimpolpando gradualmente il programma, quest’anno particolarmente ricco. Un’altra bella esperienza che ho però deciso di chiudere: dopo 15 edizioni è giusto lasciare spazio ai più giovani. A prendere il mio posto sarà Walter Lisetto». 
 
Nel 2009 il Tour de Suisse giunge in Ticino e chi c’è tra i promotori? Sì, avete capito... «Vogliamo portare un arrivo di tappa in Malcantone e si pensa alla Penüdria prima del traguardo a Caslano. Troppo dura, ci rispondono gli organizzatori del giro, e così ripieghiamo sulla Bioggio-Cademario. Quel giorno rimarrà nella memoria degli appassionati per la spettacolare caduta di Andy Slecht in una curva stretta poco prima di Pura, per fortuna senza conseguenze.

$Il giorno dopo è prevista la Lugano-Verbier, ma una settimana prima dell’appuntamento una nuova disposizione dell’Uci dice che non si possono disputare tappe di oltre 200 km. Una mazzata. Optiamo per la partenza da Ambrì, però poi alla Città hanno attribuito il prologo per tre anni consecutivi».

Merzari, metaforicamente parlando, lo troviamo in sella anche alle prime edizioni del Gran fondo San Gottardo e, soprattutto, a Lugano Bike Emotions, evento «inventato» nel 2017 in combutta con il Dicastero sport diretto da Roberto Mazza e l’ex professionista Armin Meier. 
 
Siamo in dirittura d’arrivo. I momenti più emozionanti di questi cinquant’anni di sport? Ci pensa un po’. «Beh, il fatto che nel 2018 Swiss Athletics abbia assegnato alla StraLugano il campionato svizzero di mezza maratona è stato un graditissimo riconoscimento del nostro impegno. Ma soprattutto porto nel cuore l’esperienza con la Scuderia Chicco d’Oro: tanti titoli, stagioni indimenticabili, amicizie senza tempo e una giornata del 1982 da pelle d’oca quando con Roger Krattiger e Franco Daminelli siamo arrivati undicesimi al Rally di Montecarlo».

Gli auguriamo buona navigazione e Vanni chiude con un ringraziamento «agli amici che mi hanno affiancato e aiutato in tutte queste belle esperienze». 

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sull'edizione del 15.10.2021

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Amos Brenn