Da che parte cominciare con gli auguri a un principe della comunicazione a tutto campo come Aristide Cavaliere, in arte «ritter», che il 28 novembre compie 86 anni? Quando si parla del giorno in cui è nato comincia sempre una curiosa disputa, che egli stesso tiene viva. In breve, come in una leggenda fiabesca, ci sono tre tesi: 27, 28 e 29. Ciascuno, a cominciare naturalmente dalla mamma, vanta la sua buona dose di ragioni. La scelta finale, tutti consenzienti, almeno all’apparenza: il 28. E così sia.
Iniziamo dalla folgorazione sulla via di un raduno giovanile con don Alfredo Leber, padre del Giornale del Popolo, che nei sabati liberi dall’uscita del giornale, percorreva tutto il Ticino per arruolare giovani nell’Azione Cattolica. Inizia così la straordinaria avventura che porta Aristide a Lugano. «Don Fegato» – copyright di Plinio Verda, direttore del Dovere – gli affida lo sport. Praticamente c’era tutto da inventare. «Ari» spazia dal calcio all’hockey, dal ciclismo allo sci, guadagna stima e fiducia dal «capitano in clergyman» – e stavolta l’appellativo ha la firma dello scrittore Piero Chiara – e brucia le tappe, su su, fino a divenire vicedirettore del GdP.
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