#Antichi ricordi | 16/09/2016

Un ricordo di don Sarinelli

L'ultimo giorno di agosto del 1885 nel paesino di Oggio posto a qualche chilometro da Tesserete, nella modesta e religiosa famiglia Sarinelli nasceva un bimbo di nome di Giovanni. Da ragazzino si manifestò in lui una grande fede che col passare degli anni si trasformò in un'autentica vocazione religiosa. Entrò ancora giovinetto in seminario e terminati gli studi fu ordinato sacerdote il 28 giugno del 1908. Non posso dimenticare questo mio prozio prete (fratello della mia nonna materna), titolare per oltre 50 anni della parrocchia di Lamone-Cadempino. La sua casa era aperta a tutti (parrocchiani, amici, personalità di ogni ceto). La canonica era diventata di fatto una famiglia allargata a tutta la popolazione. Con la sua Capriasca mantenne sempre un tenero e affettuoso legame, soprattutto col suo cascinale in quel di Rogià, che sta su un poggio ai monti di Roveredo e da cui si gode uno splendido panorama su buona parte della valle e sul lago di Lugano. Trasformò quel rustico in una canonica e accanto fece edificare una chiesetta dedicata alla Vergine Immacolata. All'inizio di agosto vi si tiene una festa commemorativa con Santa messa, che ai tempi veniva officiata personalmente da don Giovanni, seguita dal pranzo e dall'adorazione pomeridiana. È stato un prete alla mano, caritatevole, bonario. Alcuni parrocchiani che durante l'estate stavano sui monti vicini, vedevano salire per il sentiero la sua figura imponente. Quando predicava, il suo vocione stentoreo sapeva convincere e trascinare anche i meno credenti. Nella sua parrocchia fu artefice di opere con scopi sociali, apprezzate per la loro lungimiranza. Io ho passato con lui momenti intensi, specialmente nel suo eremo montano di Rogià. Non posso scordare la cara Maria, sua ausiliaria, che sapeva preparare un risotto la cui ricetta era tenuta rigorosamente segreta. Ancora in tarda età, l'avevo visto salire a piedi fin su al «Crocione», sotto il cocente sole di luglio con quella sua lunga e caratteristica veste nera, per celebrare la festa decennale di commemorazione per la posa della croce. Nel 1949, quando l'allora vescovo mons. Jelmini istituì il culto della Madonna Pellegrina, l'accompagnò in qualità di predicatore. Devo pure menzionare un evento sconcertante capitato a don Giovanni mentre si trovava sul monte di Rogià. Una sera, seduto sull'erba del prato vicino alla chiesetta, nella calma atmosfera del tramonto, stava intensamente pregando con il suo breviario tra le mani, quando improvvisamente gli venne di alzare lo sguardo e per qualche istante vide distintamente la sua defunta mamma che lentamente entrava nella chiesetta. Non posso raccontare lo smarrimento che lo colpì. In ricordo di quella visione, don Giovanni percepì sempre un certo turbamento, anche se un prete come lui era abituato a eventi di ogni genere. Don Giovanni Sarinelli e stato uno «zio» prete indimenticabile e amato non solo in tutta la valle del Basso Vedeggio. Si spense serenamente, così come era vissuto, il 7 novembre del 1969 all'età di 84 anni.

Edy Maggi