#Vetrina | 05/12/2021

Matteo Monzeglio

Nella vita a volte è bello inseguire i propri sogni lasciandosi trasportare dalle sensazioni. Matteo Monzeglio, nato a Taverne 42 anni fa, di un desiderio di famiglia, tanto voluto dal padre Umberto, ha fatto la propria realtà quotidiana.

di Giulia Giabbani

«Il sogno di mio padre, attorno agli anni ottanta, era quello di dedicarsi a qualcosa di speciale. Le opzioni erano due: acquistare una barca, oppure coltivare un vigneto. Ha vinto la seconda, dalla quale è nata la cantina Vini Monzeglio. Attorno ai ritmi della vigna si può dire che io sia cresciuto». Una passione che a poco a poco per Matteo è divenuta contagiosa. 

Un cammino tutt’altro che scontato, dal momento che aveva percorso un’altra strada. «Ho studiato economia, con un master in finanza, e lavorato in banca. Mi piaceva, ma ad un certo punto ha cominciato a pesare. Ero stufo di quei ritmi serrati, avevo bisogno di leggerezza e desideravo essere io il responsabile di me stesso». Quando si dice vietato non credere ai sogni... «Una decina d’anni fa, ho cominciato ad accarezzare l’idea, e poi a pensarci sempre più sul serio, di immergermi completamente nel mondo vitivinicolo. Trovavo bella l’idea di poter operare seguendo la natura».

Un progetto di vita entusiasmante, tutto da scoprire, vicino alla terra e ai suoi ritmi circolari, che però non si realizza di punto in bianco. «Ho riflettuto per anni, da una parte c’era il cuore, dall’altra la ragione. L’attività bancaria mi garantiva stabilità, ma anche la libertà e i sogni avevano un prezzo». E così fra il 2017 e il 2018, dopo la scomparsa del padre Umberto, Matteo ha cominciato a coccolare i ceppi dei suoi vigneti sparsi fra Malcantone, piana del Vedeggio e Capriasca, e riportato calore nella cantina di casa. Un’attività che ora lo assorbe al cento per cento. «Mi occupo personalmente di tutte le fasi, dalla potatura alla vinificazione. C’è un collaboratore che mi dà una mano per l’attività prettamente agricola, mentre in cantina, a sperimentare assemblaggi, sono supportato da un enologo». 

Oltre al savoir faire appreso in casa e alla sua bravura, Matteo è pure diventato sommelier. «Apprezzo molto il contatto con la gente, sapere cosa pensa di quanto realizzato». 

Il periodo per lui più favorevole in vigna è quello invernale, poiché tranquillo. «L’estate, invece, è difficile, instabile, a tratti non fa respirare e neppure dormire, pensando al maltempo di quest’anno».

Nonostante le preoccupazioni metereologiche, ci sono tanta serenità e amore fra le uve e il mosto che si fa vino. «Mi prendo cura con calma dei filari, sto volentieri nei vigneti più problematici poiché adoro sistemarli. Si tratta di un lavoro che non mi pesa mai, soprattutto vedendo i buoni risultati che si ottengono». 

Fra svariati rossi e un bianco, quale vino produce più volentieri? «Il rosso, senza dubbio! Mi consente di sperimentare con le barriques e le bucce, questo mi dà enorme soddisfazione». L’obiettivo per gli anni a venire sarebbe quello di aumentare la produzione. Sulla lista dei desideri vi è anche uno spazio più grande dove vinificare.

La natura e il piacere di stare all’aria aperta non sono una completa novità per Monzeglio, che da vent’anni vola in parapendio. Non solo per aria, ma anche sulla terra adora raggiungere alte vette, come ci suggerisce la maglietta che indossa dedicata a un trail sulle Dolomiti. «Sono un patito di corse in salita, quelle sulle lunghe distanze. Mi piace stare in giro giorni interi sulle montagne. Mi piace muovermi velocemente e fare fatica. Nella mia vita ho bisogno di dinamismo». Fra gli sport prediletti c’è anche la bici, da corsa e la mountain-bike, pedalando... in salita ovviamente!

La storia di Matteo Monzeglio sa anche di poesia come si intuisce dalle etichette dei suoi vini, in particolare il «Latte di luna» presente sul tavolo dove ci siamo dati appuntamento. «Sì, queste erano le sensazioni profonde di mio padre, diceva che la luna, specchiatasi sui filari di un vigneto, gli conferisse riflessi dorati». 

Alla tua salute Matteo e buona fortuna fra i tuoi filari della luna o del sole.

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sull'edizione del 10.09.2021

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