#Stile libero | 28/07/2023

Ranza, il signore dei fornelli

Giuseppe Zois

Definire Dario Ranza una «pasta d’uomo» è fin troppo banale visto da quanto tempo esprime la sua creatività, cioè da 52 anni sui quasi 67 della sua anagrafe. Si definisce «cuoco, diventato chef», qualifica di un cuoco che comanda in cucina (anche se al momento si diverte a fare il direttore del ristorante Ciani di Lugano).

Dario, insomma, è uno che non se la tira e preferisce parlar schietto o, volendo continuare con i simboli della sua quotidianità, «pane al pane e vino al vino». Ha la tempra di uno che s’è fatto da sé, qualifica che ha – come requisiti permanenti – forza di volontà da vendere e spirito di sacrificio tenuto in costante allenamento. Basterà dire che viene da una famiglia di emigranti: al bivio della strada da prendere, dopo la scuola dell’obbligo, la scelta era di fatto scontata, cioè avviarsi a lavorare. 
Gli è andata meglio che a molti suoi conterranei, finiti sui cantieri a fare i «bocia» o nei boschi a spaccar legna. Era affascinato dalla cucina, con tutta quell’atmosfera di sapori, gusto, miscela di ingredienti da trasformare in piatti che diventano poi menu per i clienti. L’arte della gastronomia. Forse, a quell’età, era pure una parola misteriosa in una famiglia – come la gran parte – abituata a una cucina semplice. Ermanno Olmi, regista venuto dalla gavetta e dalla stessa terra madre, mi sintetizzò con arguto sarcasmo: «In passato si commiseravano quasi i contadini costretti a una cucina di sussistenza, adesso si spendono fior di soldi per mangiare genuino come i poveri contadini».
Dario Ranza ha bruciato le tappe, artefice di una carriera che è stata in costante ascesa. È diventato una star. Con un signore dei fornelli, la curiosità esige una pagella con voti su come si mangia nei ristoranti. Invito a nozze. «Sono convinto – spiega lo chef – che in quelli di qualità si mangi meglio e più sano che nel passato. Il risultato è frutto di tanti fattori, dalle tecniche di conservazione alle conoscenze legate all’igiene, alla chimica e fisica nella trasformazione delle derrate. Sono poi notevolmente cresciute le conoscenze sul modo corretto di nutrirsi o di cucinare sano. In parallelo, però, è preoccupante che questa ristorazione diventi sempre più elitaria. Io sono triste al pensiero che le nuove generazioni non hanno più nonne e mamme che trasmettono ricette e valori e sapori della genuinità tradizionale. Oggi si va su prodotti pronti e del convenience food di bassa gamma, con la gente che raramente si prende il tempo per mangiare. Molti purtroppo, per la fretta o per risparmiare, preferi- scono nutrirsi in qualche modo a scapito in definitiva della salute». Un voto positivo tuttavia, dal suo registro di… classe Dario lo assegna: «In generale nei ristoranti oggi si mangia abbastanza bene, tuttavia spesso rimango deluso dai locali sulle piazze delle città».