#Stile libero | 20/01/2024

Vescovo a tempo pieno

Giuseppe Zois

Quante sono le strade sulle quali ha viaggiato Pier Giacomo Grampa? Forse come metafora sarebbe più appropriato parlare di un’autostrada – la vocazione sacerdotale – con alcune tangenziali – docente, educatore, comunicatore – che portano a un ritratto: «uomo del fare». Intervista a vent’anni dalla nomina a vescovo.

E qui, più delle parole, ci sono le opere. Tante. La missione di educatore inizia da sacerdote novello a Lucino, poi si dilata nel Collegio Papio, al quale lega qualcosa come 38 anni della sua esistenza, con qualche convergenza sempre di ordine pastorale, un paio d’anni da parroco a Moghegno e Aurigeno, poi arciprete ad Ascona. Sorvoliamo su molte presenze, mai da spettatore, sia in ambito ecclesiale diocesano sia in organismi laici, quali il Consiglio del pubblico Ssr/Corsi. L’autostrada ha come sbocco l’episcopato. Dieci anni sulla Cattedra di San Lorenzo a Lugano e dieci da emerito, termine che suona come una contraddizione, visto l’attivismo senza tregue di sorta. Per metterla in una battuta che lo fa sorridere, «Dio è dappertutto, lui c’è già stato» (nel Ticino s’intende, ma anche in molti «altrove»).
La ricorrenza dei vent’anni dalla consacrazione in Cattedrale ha una data: 25 gennaio 2004. E un’intervista, senza preamboli e senza perifrasi, con la sua abituale schiettezza, si impone. Punto di partenza imperativo è il campo largo del Papio, che sotto l’impulso di don Mino ha conosciuto un ammodernamento e aperture epocali, in primis quella alle studentesse. Scherzandoci un po’ su, ancora oggi si dice che «metà Papio è stato fatto da San Carlo e l’altra metà da don Mino». 
La notizia del grande balzo da Ascona a Lugano è datata 18 dicembre 2003. Lo stile e soprattutto il dinamismo del nuovo Pastore non hanno tardato ad esprimersi. Tappe di questa spinta propulsiva: la Visita pastorale, poi quella nei vicariati, quindi quella nelle Zone pastorali appena istituite e che «ancor oggi hanno un avvio laborioso – sottolinea don Mino – ma il pastore deve preoccuparsi di dare il pasto al suo gregge. Io ho cercato di fare questo con molta concretezza, senza velleità, sempre con grande passione e mai allentato slancio». 
Il dinamismo operativo è tracciato da una progressione di progetti e cantieri: dal restauro del Palazzo vescovile e della Cattedrale con la creazione del Museo diocesano al nuovo archivio; dall’acquisizione del Convento di Loreto a quella del Monastero San Giuseppe trasformato in Centro diocesano polivalente.