#Stile libero | 25/08/2023

Rita, intramontabile Gian Burrasca

Giuseppe Zois

I riflettori di «Stile libero» si accendono su Rita Pavone, eterna ragazzina con l’argento vivo che le scorre nelle vene. Dopo il matrimonio con Teddy Reno a Lugano, il 15 marzo 1968, si è trasferita definitivamente in Svizzera. Leggiamo la sua storia.

C’è un preciso punto di svolta nella vita di Rita Pavone: si chiama Lugano. Il primo amore non si scorda mai e nemmeno il luogo dove si concretizza un sogno. La nostra città appunto. Anno di grazia 1968. Qui il 15 marzo avviene un matrimonio che diventa evento e accende la cronaca. Sono le nozze con Teddy Reno, pseudonimo di Ferruccio Merk Ricordi, 19 anni più della sposa. Ma ci sono altri motivi che alimentano il gossip: il marito è un uomo di spettacolo, ex-cantante, produttore discografico, attore; è lo scopritore di quella ragazzina che ha una carica di uranio addosso; infine, particolare non secondario a quei tempi, è pure divorziato.

Si scrive di tutto e di più, soprattutto in Italia, dove il divorzio ancora non c’era. Chissà come e a chi è venuta in mente l’opzione-Lugano. Non solo: ma chi avrà preso contatto con l’allora arciprete della cattedrale, mons. Corrado Cortella? Certo è che il futuro vicario generale (con mons. Eugenio Corecco), ricordato ancor oggi per le sue aperture caritative, sociali e spirituali, fece una scelta coraggiosa bypassando ogni formalità in materia. Straripanti gli ingredienti per alimentare fantasia e titoli a sensazione. 
La cantante lo ripete in ogni intervista, aggiungendo come sottolineatura che da 55 anni è con Teddy, una coppia unita, con valori saldi da subito e per sempre, che si irradiano sulla famiglia. Tra i ricordi di vita, Rita torna spesso alla sua infanzia: «Quando finii la scuola dell’obbligo, la mia generazione, quella dell’immediato dopoguerra, non aveva niente. Faticosissimo sbarcare il lunario, francescana la tavola. Polenta, polenta fatta fresca o fritta… ho mangiato tanta di quella polenta che ora mi è indigesta». Altro ricordo di quegli anni magri in casa Pavone: «Dovetti andare a lavorare a 12 anni, in una camiceria per 9 ore al giorno, in nero; stiravo camicie, e infatti le stiro perfettamente, anche adesso e ci metto un amen a farle». 
Di cose da ripercorrere in una carriera straordinaria come quella di Rita ce ne sono a perdita d’occhio, di memoria e di spazio. Il 23 agosto, la cantante compie 78 anni; un dato basta a configurare il percorso fatto: 61 anni sulla cresta dell’onda, come si usa dire, o più propriamente, da dominatrice della scena nei diversi campi in cui non ha esitato a cimentarsi, oltre a quello della canzone. E che sono: attrice di teatro e di cinema e scrittrice. Non roba da poco. Tra i molti appellativi di riconoscimento – dalla «zanzara» a «pel di carota», da «Paul Anka in gonnella» a «Geghegè» – ce n’è uno che si porta addosso dal 1964 e che la raffigura a pennello, perché ha conservato molto di quel personaggio di monella sbarazzina, irriverente e ribelle: un’intramontabile Gian Burrasca!