#Stile libero | 13/03/2024

Sul set con Teco Celio

Giuseppe Zois

Conversazione a ruota libera con l’attore ticinese, che dal 1959 al 1967 visse con la famiglia in città, dietro le scuole di Molino Nuovo. La sua è una carriera cinematografica di successo, ormai prossima al mezzo secolo. Ci racconta degli inizi nel mondo del giornalismo, della passione per la recitazione, dei registi e attori con i quali ha lavorato…

Dal 1959 al 1967 l'attore visse con la famiglia in città, a Molino Nuovo. Quando il padre Nello arrivò prima in Consiglio nazionale poi nel Governo federale, ci fu il trasferimento a Berna. Teco Celio, dopo una parentesi giornalistica, si recò a Parigi e iniziò una carriera cinematografica di successo, ormai prossima al mezzo secolo. Una biografia con i nomi più famosi come registi e come interpreti.

Cominciamo da dove generalmente si fanno finire le interviste. Con Teco Celio rovesciamo la piramide, anche perché la conversazione è a ruota libera, con salti di tempo e di luoghi. Quel che si dice un gioviale incontro. Ad un certo punto, visti i molti ruoli che ha interpretato e la versatilità congenita, prova ad abbozzare un autoritratto con quattro pennellate: «Un turista della vita che ha avuto fortuna, facendo l’unico mestiere che sapeva fare».
Prima di viaggiare con lui nei suoi due mondi, che sono Parigi prima e Roma, per dire Italia, poi, si impone la narrazione dei ricordi e del legame che rimane forte con la sua terra. E qui i mondi sono tre: Sopraceneri, Sottoceneri e Berna, con successivo balzo nella carriera di attore prossima al mezzo secolo di set.
Nato a Sorengo, Teco ha vissuto a Bellinzona fino a quando papà Nello, finita l’esperienza in Consiglio di Stato, si trasferì nel 1959 sulle sponde del Ceresio, restandovi fino al 1967, quando la famiglia spiccò il volo per Berna. Abitava in via ai Ronchi 13, dietro le scuole a Molino Nuovo. Di quegli anni Teco ha ben presenti ancora le scorribande in motorino che si concedeva nel quartiere. Bellinzona, Lugano e la Leventina sono i tre principali snodi ticinesi nella memoria e negli affetti di Teco e di sua sorella Cristina, che lavora nella ristorazione e abita a Zurigo. «Quando abitavamo nel Ticino e poi a Berna – ricorda Teco – andavamo dalla nonna Margherita e da zia Carlotta, che avevano casa proprio dietro l’Hotel Milano a Faido. Ogni volta erano calde rimpatriate affettive, cariche di ricordi, di vita semplice e di sincerità». E nella Leventina amava tornare con la moglie e i figli anche Nello e in ogni modo questa valle era molto presente nella sua vita, con personaggi e storie di paese. «Papà era molto bravo anche in cucina e ai fornelli si metteva a preparare i suoi risotti. Da lui ho imparato bene a mia volta e potevamo competere alla pari, con i funghi o allo zafferano. A me piace largheggiare con burro e formaggio, non proprio amici di una dieta salutistica, ma non si può vivere sempre in quaresima a tavola».