#Stile libero | 22/05/2023

Gianrico Corti, costante impegno verso il prossimo

Giuseppe Zois

Docente e orientatore scolastico, è diventato giornalista alla Rsi, dove tra i vari impegni si è occupato della trasmissione per i consumatori «A conti fatti». Parallelamente, è stato protagonista per mezzo secolo della politica locale, a Lugano e Bellinzona, con uno sguardo sul mondo.

Dal folto album di fotografie che fissano i momenti significativi e segnanti della vita e della carriera di Gianrico Corti, ce n’è una che riassume efficacemente la sua storia, soprattutto il suo sentire. Siamo a mezzo secolo fa, nel 1973, dopo che l’11 settembre in Cile ci fu il golpe che rovesciò il governo democratico di Salvador Allende, dando inizio alla dittatura di Pinochet. Anche il Ticino si mobilitò e scese in piazza. Indimenticabile fu l’aiuto dato dal pastore valdese Guido Rivoir nell’accoglienza a centinaia di profughi cileni.
Uno scatto durante un corteo di solidarietà – che proponiamo nella pagina a lato – ritrae su un camioncino VW alcune figure storiche: in piedi, al microfono, un giovane Gianrico Corti e di spalle Helios Giorgetti; seduti, da sinistra, Edgardo Chiesa, Pietro Martinelli e Silvano Gilardoni (occhiali e barba). Sfilavano su un «palco» mobile, che puntava su piazza della Riforma e fu «indirizzato» sul piazzale Ubs.
Questa istantanea anticipa la giovanile passione dell’uomo, la forza delle radici dal ceppo di famiglia e, contemporaneamente, la spiccata sensibilità verso il nuovo, la libertà, l’attenzione ai valori fondanti della democrazia. Parlando con Gianrico e ascoltandone i ricordi – 40 anni da consigliere comunale a Lugano, 3 mandati da deputato a Bellinzona – c’è una parola che ritorna spesso: rispetto, sintesi di un’identità e di un’interpretazione coerente a tutto campo, scuola, politica (esordio nel 1967), mass media.
Il criterio-guida è in due verbi: sentire e fare. Nella comunicazione, e in particolare alla tv, lo stile-Corti è espressione di capacità d’analisi, misura, equilibrio, attitudine alla mediazione. La sua idea di sviluppo parte dal primato della crescita della persona sul profitto, diventato ormai il chiodo fisso a troppi livelli. Oggi, tra passato e futuro, tra bilanci e prospettive, il ritratto di Gianrico è un misto di appagamento e nostalgia: contento e però sempre in attesa di qualcosa dal domani, insomma di speranza. Che è balsamo vitale per guardare avanti.