Armi nelle mani dei Comuni

Aurelio Scerpella

Il decreto del Consiglio di Stato per la distribuzione di fucili alle amministrazioni comunali, promulgato nel 1850 dopo l’adozione della nuova Costituzione federale, offre lo spunto per parlare della riorganizzazione dell’esercito, del servizio militare e del significato storico e culturale delle armi.

È una pagina importante di storia ticinese quella che ho voluto approfondire dopo aver esaudito il desiderio a lungo cullato di disporre di un fucile a percussione modello 1842. È un’arma ricercata perché sopra la camera di scoppio ha inciso il bollo dell’Arsenale cantonale e il nome del Comune al quale era destinata. L’oggetto ha inoltre un valore storico rilevante, perché fu distribuito subito dopo l’approvazione della Costituzione della Confederazione Svizzera del 1848. L’esemplare con inciso «Medeglia» è stato rinvenuto in Valle Maggia grazie all’intervento dell’amico Gianni Galli di Rivera, conoscitore esperto di armi e munizioni, che ringrazio.
Il fucile ha un valore culturale significativo poiché appartiene a un momento particolare della nostra storia. Parliamo della guerra del Sonderbund tra Cantoni protestanti e cattolici, dell’immediata riconciliazione e della Costituzione federale del 1848 considerata il fondamento della Svizzera moderna. Un esempio in un’epoca di grandi trasformazioni ispirate ai principi liberali scaturiti dalla Rivoluzione francese. Di fatto, in Europa si chiude l’epoca della Restaurazione. La nuova Costituzione getta le basi di uno Stato federale, sull’esempio degli Stati Uniti d’America, mentre in precedenza il nostro Paese era una Confederazione di Stati, tutt’altra cosa.