#Approfondimenti | 29/11/2022

La Rolls-Royce delle biblioteche

Roberto Guidi

La visita in Salita dei Frati con il direttore Pietro Montorfani – tra libri antichi, Fondo di padre Pozzi, conferenze, beni conventuali... – è l’occasione per parlare dei progetti futuri e di un clamoroso furto di cui le cronache non si sono occupate.

La biblioteca
«Gran parte delle biblioteche conventuali è stata incamerata dallo Stato. La Biblioteca cantonale è nata così, accorpando i fondi di Santa Maria degli Angeli, del collegio di Sant’Antonio e di altri istituti religiosi. Alla Salita dei Frati, i cappuccini sono invece riusciti a difenderla e nel 1980 l’hanno aperta al pubblico, trasferendola nell’allora nuovo edificio progettato da Mario Botta». Custodisce un patrimonio che, nel contesto ticinese e in diversi casi svizzero, è unico. I principali temi trattati nei circa 120mila volumi presenti sono legati alla predicazione e, in genere, alla cultura religiosa: «I frati erano chiamati a tradurre concetti complessi a beneficio del popolo; dunque c’è molto della cosiddetta omiletica. Poi bisogna dire che i conventi dovevano auto-sostenersi: ecco allora libri di medicina, giardinaggio, manuali per la vita di tutti i giorni». Negli anni più recenti si sono aggiunti altri fondi, in particolare quello di padre Giovanni Pozzi (italianista e accademico), e opere su francescanesimo, libro antico, cappuccini...
Quella in Salita dei Frati è la più importante biblioteca privata del Cantone aperta al pubblico, la più antica (la fondazione risale al 1565) e la sola conventuale del Ticino (con quelle molto più piccole di Bigorio e Faido) rimasta integra. «È la Rolls-Royce delle biblioteche...», ci suggerisce il direttore Montorfani.