#Approfondimenti | 18/10/2022

Cornaredo 1942-1951

Mare Dignola

Accolto in votazione popolare, il Polo sportivo e degli eventi (Pse) è entrato nella fase esecutiva con le prime opere in costruzione sul Piano della Stampa. Per Cornaredo ci vorrà ancora qualche tempo, poi si procederà con la demolizione della storica tribuna del 1951. Un’opera che ha segnato un’epoca e che, proprio come il Pse, ha incontrato sul proprio cammino qualche ostacolo. Prima della sua definitiva scomparsa ne abbiamo voluto ripercorrere la storia.

Dobbiamo risalire a ottant’anni fa per scoprire quando è maturata l’idea di costruire il nuovo stadio di Lugano a Cornaredo. Si trattava di lasciare il vecchio Campo Marzio e «mentre sino a qualche anno fa – leggiamo su Gazzetta ticinese del 21 luglio 1942 – si era sempre parlato del Campo Marzio Nord come sede del futuro stadio, la circostanza della tenuta in quella località della Fiera svizzera ed il conseguente progetto di erigervi il Palazzo dei congressi, hanno indotto il Municipio ad abbandonare l’idea primitiva. La scelta è caduta quindi sulla vasta area già di proprietà comunale, facente parte dei masserizi comunali, e più precisamente sulla zona sita tra il cimitero e Cornaredo».
La scelta non piace a tutti, in particolare ai socialisti, che non si oppongono all’idea ma suggeriscono di esaminare la questione in raffronto con altri problemi non ancora risolti: case popolari, palestre per le scuole, ecc. In Consiglio comunale, nel settembre 1942 esprimono perplessità ritenendo il terreno di Cornaredo, leggiamo su Libera Stampa del 5 settembre, «uno dei più produttivi della regione, dove le colture sono redditizie. Anche sotto l’aspetto commerciale il sito è di alto valore, mentre assai più conveniente è la parte verso il fiume Cassarate, dove già era il Campo della Vignola Sportiva». L’emendamento circa la scelta dell’ubicazione non viene approvato dal Consiglio comunale, cosicché in votazione finale anche i socialisti daranno voto favorevole all’opera «ritenendo la stessa di benessere per la comunità».

 

Foto: Archivio storico della Città di Lugano.