Una targa per Serafino Balestra

Mare Dignola

Come ci ricorda Virgilio Chiesa nel volume «Il Liceo Cantonale» (Grassi & Co., 1954) «sulla parte interna del corridoio del Liceo di Lugano sono immurati bronzi e marmi che ricordano uomini preclari per meriti verso la scuola o la cultura del paese». Fra questi c’è anche una lapide in memoria di Serafino Balestra, inaugurata proprio cento anni fa, il 26 giugno 1922.

Nato nel 1831 a Bioggio, Serafino Balestra ha dedicato buona parte della sua vita all’educazione dei sordomuti. Nel 1856, dopo gli studi a Lugano e a Como, venne ordinato sacerdote. Divenne canonico della cattedrale di Como, ma si distinse soprattutto nel campo dell’educazione dei sordomuti, dapprima nella città lariana, poi, dopo ulteriori studi, fu attivo in Francia, in Inghilterra e in Argentina, quando il governo di quel Paese lo chiamò a dirigere, a Buenos Aires, il nuovo istituto nazionale dei sordomuti. Ammalatosi gravemente, morì in Argentina il 20 ottobre 1886.
Popolo e libertà, il 26 giugno 1922 scrive che «domenica mattina, alle 10, un’eletta e larga accolta di pubblico ha affollato il corridoio al primo piano del Palazzo degli studi per l’annunciata inaugurazione della lapide dell’abate Serafino Balestra. Il prof. Chiesa prese la parola per ringraziare le autorità cantonali e comunali, per dire che riceveva volentieri in consegna la pensosa e buona figura dell’abate Balestra, la quale contribuirà ad infondere nei giovani studenti quella provvista di serenità cui attingeranno per tutta la loro vita. Le parole del prof. Chiesa vennero salutate da vivi applausi mentre la lapide si scopriva». Una lapide che, come leggiamo sul medesimo giornale, «è un ben riuscito medaglione dello scultore Berra. Le linee di un volto pensoso e tenace si distaccano dal marmo bianco della lapide sulla quale si legge l’iscrizione».
La cerimonia continua con il discorso ufficiale del dottor Giuseppe Casella. Scrive il cronista di Popolo e libertà: «La bella figura dell’abate Balestra, docente, scienziato, artista, apostolo dei sordomuti passò davanti alla mente dell’uditorio, nettamente delineata, chiaramente inneggiata dalla parola del dott. Casella. La sua commemorazione durò un’ora, ma nessuno perdette una sillaba per non rinunciare ad un minuto di godimento spirituale». Cessato il lungo applauso che seguì alla commemorazione, ha la parola… un sordomuto. «È un ragazzo vispo e sveglio, figlio dello scultore Cocchi di Lugano, che viene istruito nell’istituto dei sordomuti in Locarno. Mentre il sordomuto benedice alla memoria dell’abate Balestra un’onda di commozione invade l’auditorio, e parecchi hanno le lagrime al ciglio».
Anche Gazzetta ticinese dedica un commento all’evento il 26 giugno 1922 e, dopo aver ricordato gli interventi del rettore del liceo, Francesco Chiesa, e del dottor Casella, rileva che «da ultimo, a guastare la manifestazione, che attraverso i discorsi dei precedenti oratori si era mantenuta oggettiva e serena, è intervenuto Mons. Antognini, rappresentante della Curia, il quale, invece di celebrare l’opera di scienziato e di filantropo spiegata da Serafino Balestra ha preso lo spunto dalle convinzioni religiose e dalle qualità sacerdotali del commemorato per fare un discorso di propaganda confessionale. Il discorso di Mons. Antognini è riuscito, nell’ambiente in cui è stato pronunziato, una vera stonatura. Il contegno tenuto dal rappresentante della Curia è stato biasimato dalla grande maggioranza di coloro che hanno partecipato alla cerimonia». All’intervento di Mons. Antognini allude, non con tono polemico, anche Popolo e libertà, scrivendo di «vibranti parole di incitamento ai giovani, cui fanno sprone i nostri migliori uomini».