A segnalarci l’impresa – purtroppo solo sfiorata, ma questo non cambia ovviamente nulla né in relazione ai meriti della ragazza né all’opportunità di riferirne sulla Rivista – è stato il fratello della 27.enne Elisa, Tommaso Marani, a sua volta ottimo atleta, podista di punta della Sal Lugano, spesso e volentieri sui podi delle gare cantonali e lo scorso anno triplo campione ticinese: 5mila metri (bis nel 2025), 10 km e mezza maratona. Parla con ammirazione e affetto della sorella Elisa e con entusiasmo e trasporto del triathlon estremo che quasi quasi riusciva a completare.
Dunque, il «viaggio» prevedeva di passare dai 197 metri delle rive del lago Maggiore ai 4.634 delle Alpi vallesane senza ricorrere a nessun mezzo motorizzato e con un limite di tempo davvero ambizioso: 24 ore. La partenza è fissata per le 9 di sabato 30 agosto. Dopo aver nuotato 2 km (in circa 33 minuti) nelle acque del Verbano, Elisa inizia una pedalata di 211 km e oltre 4mila metri di dislivello. Attraversa la Leventina e affronta il Passo della Novena, prima di percorrere l’ultimo strappo fino a Zermatt, dove arriva alle 21. Lì alterna corsa e camminata per 20 km (con quasi 3mila metri di dislivello) e alle 3.10 di notte arriva al rifugio Monte Rosa Hütte, riposa per poco più di mezz’ora e alle 3.45 riparte verso la Punta Dufour, appunto il luogo più alto del nostro Paese. Alle 7 del mattino della domenica, dopo 22 ore di sforzo, a quota 4.300 metri e con l’obiettivo a portata di mano, le guide alpine accompagnatrici sono irremovibili: non si può proseguire! Il rischio valanghe è troppo alto.
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