#Approfondimenti | 10/02/2024

A Lugano la prima centrale telefonica

Mario Delucchi

Entrava in funzione in via Canova il 10 settembre del 1886 su proposta di Michele Patocchi, ispettore del circondario dei telegrafi di Bellinzona. L’iniziativa fu accolta con entusiasmo dai più, per altri il telefono rappresentava invece «una creazione di Satana».

L'avvento della telefonia in Ticino è legato alla figura di Michele Patocchi, nato a Peccia nel 1837. A 17 anni, come tanti ticinesi di allora, emigra in Australia in cerca di fortuna. Tornato in patria si dà alla politica e ricopre la carica di consigliere di Stato dal 1870 al 1874. 
In quegli anni, in Svizzera, iniziavano le prime prove di audizione sulle linee telegrafiche e Michele Patocchi si appassiona al tema della telecomunicazione. Nel 1875 è nominato ispettore del circondario dei telegrafi di Bellinzona. Acquista due rudimentali apparecchi telefonici della fabbrica Hipp di Neuchâtel e dà avvio ai suoi esperimenti, prima su una distanza di 150 metri, poi tra Bellinzona e Locarno e in seguito tra Lugano e Lucerna. In un suo rapporto dirà che, «pur essendo allo stato embrionale, il telefono è una meraviglia, ma abbisognerebbe di profondi perfezionamenti». 
Intanto in Ticino sorgono le prime linee telefoniche locali. A Faido Luigi Cattaneo collega i suoi uffici con la Centrale idroelettrica della Piumogna; alcuni Comuni ottengono un collegamento telefonico per la trasmissione dei telegrammi: nel 1881 Arogno, Rovio e Capolago si collegano con Melano; nel 1883 Torre con Olivone e nello stesso anno Airolo con l’Ospizio del San Gottardo; nel 1886 Crana, Comologno e Vergeletto vengono collegati a Russo. Patocchi ritiene che i tempi siano maturi per un salto di qualità: nel febbraio del 1886 scrive al Municipio di Lugano proponendo la creazione di una centrale telefonica. 

Entrata in funzione il 10 settembre 1886, la centrale era dotata di un commutatore a 50 numeri e all’inizio contava 23 abbonati. Gli operatori erano gli stessi impiegati del telegrafo. L’utente doveva chiedere la comunicazione alla centrale dove un operatore eseguiva il collegamento. Nei primi quindici giorni di attività si registrò una media di 35 telefonate al giorno. L’iniziativa non fu da tutti salutata con entusiasmo. Il quotidiano socialista Libera Stampa scriveva infatti il 10 settembre 1886 che la Confraternita luganese si era opposta alla posa di un supporto per isolatori sulla sua cappella, asserendo che «il telefono era una creazione di Satana che avrebbe attirato i fulmini del cielo sulle chiese e sulla cittadinanza».