#Approfondimenti | 14/02/2025

Valentino, Santo degli innamorati

Gianni Ballabio

Perché il 14 febbraio è diventato il giorno degli innamorati? Si può pensare ad antiche usanze connesse ai riti della fertilità primaverile, ma non è improbabile che alla radice dell’usanza ci sia il ricordo di un Santo che fu ricco di umana simpatia e di fede contagiosa. San Valentino, che abbiamo incontrato.

Nel suo «MiIIe santi del giorno» (1968), Piero Bargellini scrive: «Perché questo giorno, il 14 febbraio, è diventato il giorno degli innamorati? Non è facile spiegarlo, per quanto l'usanza abbia antiche radici, non da noi, dove è stata importata, ma nei Paesi anglosassoni, dove ha avuto origine. Si può pensare ad antiche usanze connesse ai riti della fertilità primaverile, alle stagioni in cui gli uccelli formano una nuova famiglia e a varie altre ragioni. Ma non è improbabile che alla radice dell'usanza ci sia il ricordo di un santo, come vuole la tradizione. Un santo che fu ricco di umana simpatia e di fede quasi contagiosa». Proprio San Valentino, che ci permettiamo di ascoltare al di là dello spazio e del tempo.

«Sono nato in Umbria e sono cresciuto in una terra profondamente cristiana. Basti pensare che anni dopo di me fu la terra anche di Francesco d'Assisi che, nella sua visione luminosa e profetica, diede un forte impulso al rinnovamento della Chiesa».

Sei stato anche vescovo? «Di Terni. Ho svolto questo compito come un servizio alla Chiesa e alle persone, in particolare a quanti erano provati da malattia, povertà, solitudine».

Poi, verso il 270 d.c., ti trasferisci a Roma. Perché? «Intuivo che quella era la mia strada e che Roma sarebbe diventata la mia nuova patria».

Come vivevi nella grande Urbe? «Con la comunità cristiana e in assoluta semplicità. In particolare visitavo e portavo sollievo ai tanti cristiani messi in prigione, perché davanti ai tribunali romani avevano affermato la loro fede».

Per quali motivi i cristiani erano perseguitati? «È necessaria al riguardo una precisazione. Non si trattava di una persecuzione prettamente religiosa, ma soprattutto politica».

Puoi spiegare questa distinzione?
«A Roma c'erano anche seguaci di altre religioni, che passavano inosservati. I cristiani però portavano un messaggio nuovo, di pace, fraternità, comunione con tutti. Questa visione contrastava con l'impostazione del grande impero romano, che conquistava con le armi terre su terre in un progressivo e violento espansionismo. Dalle vittorie arrivavano a Roma tanti prigionieri di guerra, incatenati come schiavi. La visione cristiana, come ben delineata nel Vangelo, contrastava questo imperialismo romano e di conseguenza i cristiani erano visti come nemici di Roma, quasi dei rivoluzionari».

Stando alla tradizione hai avuto dei contatti con l'imperatore Claudio, che era a sua volta un persecutore... «Venni arrestato e fui interrogato dallo stesso imperatore. Fu un incontro sereno e mi chiese di rinunciare alla mia fede. Gli esposi la visione cristiana e ne rimase colpito. Non mi condannò e mi affidò a un nobile romano, confidando che un giorno lasciassi quella religione che Roma proibiva».

E invece? «Ero un cristiano molto presente, tanto attivo e così venni di nuovo arrestato. A Claudio nel frattempo era succeduto Aureliano, che decretò la mia…