#Il mio quartiere | 20/09/2024

3 simboli di Viganello in tutti… i sensi

A cura della IVA elementare di Viganello con il maestro Sandro Battaini e della sezione II della scuola dell’infanzia di Bottogno con la maestra Valentina Pianca.

Assieme abbiamo visitato, divisi in piccoli gruppi misti, tre luoghi del quartiere per osservare, ascoltare e percepire. Una volta tornati in aula, i bambini del primo ciclo hanno lavorato più con i sensi, soprattutto la vista e l’udito; quelli del secondo con un taglio storico-geografico raccogliendo anche informazioni all’Archivio storico delle scuole di Viganello. 

Villa Costanza 

Sensoriale – Abbiamo visto tanti fiori, uno sembrava una punta di asparago, pigne, legnetti, sassi e abbiamo trovato anche delle cartacce. In cima c’erano dei gabinetti e una statua. C’era una fontana dove potevamo bere e abbiamo visto delle lucertole, uccellini e farfalle. Anche delle persone che passavano con dei cani. Su un balcone lì vicino c’era una bandiera della Svizzera. Abbiamo sentito i lavori della strada, un elicottero e persone che parlavano. Il rumore delle macchine, ma anche quello degli uccellini e del vento. Il suono dell’acqua della fontana. Per gli odori era più difficile, ma se si respirava bene si poteva sentire il profumo dei fiori, quello dell’erba, anche la puzza del cestino, dei gabinetti e della strada, come la benzina. Alla fine abbiamo giocato. È bello questo parco, veniamo anche con i nostri genitori. Quando è estate ci si può bagnare alle fontane. 

Storico/geografico – Villa Costanza è stata costruita nel 1850 dal conte Giovanni Grilenzoni, nato nel 1796 e morto nel 1868, che è arrivato a Lugano nel 1822. La villa l’ha denominata come sua figlia Costanza. Quando morì Giovanni, gli Skhedling comprarono la proprietà. Alla morte del signor Skhedling, nel 1974, la moglie vendette tutto al Comune di Viganello per 1,65 milioni di franchi. Il Comune la usò per attività creative e per altri servizi, in seguito la rese un parco pubblico. La villa non è mai stata ristrutturata, ma il parco è nuovo. C’è un luogo con due tavoli e quattro panchine dove si può pranzare. Al centro del giardino, un piccolo parco giochi con attrazioni abbastanza divertenti. Ci sono diverse statue antiche e piccoli orti: bisogna pagare per ricevere il codice e poter coltivare. In fondo al parco c’è un cancello con di fronte una grande fontana nella quale ci sono degli spruzzi di vapore fresco. Di solito si accende in estate per rinfrescarsi. 


Campus Usi-Supsi

Storico/geografico – Vicino al ponte della Madonnetta un enorme edificio svetta da qualche anno sulla sponda sinistra del Cassarate: è il Campus Est, che riunisce alcune facoltà dell’Università della Svizzera italiana (Usi) e della Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana (Supsi). Precedentemente, qui c’era una fabbrica di nome Campari. La presenza della Campari in Svizzera risale al 1897: fu Giovanni Brusa a dare il via alla diffusione della marca e dei prodotti.Verso la fine degli anni novanta, la Campari smise la produzione a Viganello. Il 5 febbraio 2004 lo stabile abbandonato fu demolito. Il luogo fu utilizzato per diverse funzioni; principalmente come posteggio, ma ospitava saltuariamente luna-park e altre attrazioni. 

Lo stabile del nuovo campus universitario è stato progettato dagli architetti Simone Ticchetti e Luca Pessina, vincitori del concorso che aveva visto in gara 125 idee. Nel 2017 fu posata la prima pietra al centro del cantiere, che in questo caso non era una pietra, ma una fontana di alto valore simbolico. Nel 2020, al giorno dell’inaugurazione, era l’edificio pubblico più grande del Canton Ticino (130mila metri cubi). Ma la grandezza sta soprattutto nel significato: luogo di conoscenza, di collaborazione, d’incontro e di ricerca. L’università è a forma di rettangolo. In mezzo c’è un grande spazio libero per fare l’intervallo, il pranzo e altre cose. Stando all’interno ti senti osservato ma in verità nessuno ti sta guardando e pur essendo vicino a una strada trafficata è silenzioso e spinge a studiare.

Sensoriale – Appena si arriva si vede la scuola grandissima e bianca e dentro c’è un ristorante, delle panchine e un giardino intorno. L’università è vicino al fiume, dovevamo stare attenti perché c’era un muretto basso e non potevamo andare troppo vicino. Si vedono le case di alcuni compagni e le montagne che ammiriamo anche alla scuola dell’infanzia. Dentro la corte c’era una scatola verde (defibrillatore) per aiutare le persone che stanno male; c’era anche una cacca di cane che un signore non ha raccolto... C’erano giovani che vanno lì a scuola e alcuni fumavano sigarette. Abbiamo visto il parcheggio delle moto e delle bici e un parco per bambini piccoli. Si sentiva il rumore del fiume, quello dei giardinieri che tagliavano l’erba, delle macchine, moto e bus. Delle persone parlavano e suonavano i campanelli delle bici. Se non passavano macchine, riuscivamo a sentire il cinguettio degli uccellini e anche le papere nel fiume. Gli odori erano quelli del traffico, dell’erba appena tagliata e delle sigarette. Anche la cacca del cane puzzava.


Nucleo

Sensoriale – Case in strade strette e senza macchine. Davanti a una porta c’era un leone di statua e dei vasi di fiori. Per entrare in alcune case bisognava salire delle scale di sasso. Fuori dalle porte c’erano piccole statue e tanti fiori. I tetti erano tutti attaccati. C’era anche una piccola porta segreta sotto a una casa e un’altra con un pomello d’oro che sembrava quella di «Alice nel paese delle meraviglie». Sulla strada abbiamo visto tante cicche schiacciate per terra. C’era sempre il rumore del traffico, uccellini che cantano e voci di gente che passava. A un certo punto c’era odore di bruciato, ma non sappiamo perché. Verso la fine della passeggiata sentivamo profumo di cibo perché era quasi ora di pranzo. Camminando c’era sempre puzza delle macchine.

Storico/geografico – Il nome Viganello viene dal latino «piccolo villaggio». Anche il torrente che passava vicino al nucleo si chiamava Viganello; adesso non si vede più perché è stato interrato verso la fine dell’Ottocento. Sempre in quegli anni è stata costruita via Pazzalino: serviva una strada più larga per far passare i veicoli più grandi e altre macchine. Secondo noi c’è una cosa che non sapevate: tra le vecchie mura si nasconde il bel volto di un misterioso affresco molto antico di cui oramai non resta quasi più traccia. Il nucleo aveva edifici che non ci sono più adesso; tipo stalle, fienili, torchi e una villa-masseria. Nelle stradine si può trovare calma e riposarsi sulle fantastiche panchine tutte variopinte. Nel nucleo vivono diverse persone in case restaurate e passeggiando si possono incontrare pensionati che si riposano, perché c’è poco rumore.

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sull'edizione del 20.09.2024

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