#Il mio quartiere | 02/05/2025

Villa Luganese, il becco di un'aquila

I luoghi del cuore, gli strani nomi delle strade, le storie di contrabbandieri... La sedicesima puntata de «Il mio quartiere» – progetto dell’Istituto scolastico cittadino e della nostra Rivista – ci porta a Villa Luganese. I cui confini, secondo gli allievi delle elementari, ricordano il becco di un’aquila.

a cura dalla III-IV-V elementare di Villa Luganese con le maestre Denise Imperiali Pezzoli e Maria Pomponio 

Villa Luganese è una piccola zona residenziale situata a nord est del centro città. Il quartiere è caratterizzato da stradine tranquille, anche se è diviso in due parti dalla strada cantonale che salendo da Cadro conduce fino a Sonvico. Nel nucleo si trovano le vecchie case, mentre quelle più nuove sono ai bordi. È circondato dal verde dei prati e dei boschi che offrono spazi per trascorrere tempo all’aria aperta per giocare, camminare e rilassarsi. Osservando i suoi confini sulla cartina, e con un po’ di immaginazione, a noi sembra di vedere il becco di un’aquila.

Un’aquila dai mille colori e dai mille profumi. Infatti, i colori dominanti nel nostro quartiere sono il grigio basalto delle pietre, il verde clorofilla delle foglie, il marrone delle cortecce e l’azzurro del cielo. Ma non solo. Gli stessi colori, infatti, essendo immersi nella natura, variano con le stagioni donandoci un’infinità di gradazioni. L’odore del fumo dei camini, l’odore umido del muschio, l’odore degli animali al pascolo e il profumo dei fiori in primavera invadono invece i nostri sensi durante le varie stagioni.
Nel nostro quartiere non vi sono negozi, per questo motivo per fare la spesa dobbiamo spostarci in altre parti della città. Una volta c’era un piccolo negozietto e tanto tempo fa arrivava anche il camion della Migros. 

Storie di contrabbandieri
Abbiamo scoperto che una volta dal nostro quartiere passavano i contrabbandieri. Erano delle persone che trasportavano delle merci dalla Svizzera all’Italia e viceversa. Durante la guerra, infatti, in Svizzera vi era il razionamento: siccome vi era poco cibo le famiglie ricevano una tessera per poter fare gli acquisti con indicata la quantità di cibo che potevano comperare. Una volta terminata la tessera non avevano più diritto a quell’alimento. Ecco allora che alcuni contrabbandavano del cibo. I contrabbandieri avevano dei lunghi bastoni per aiutarsi a scendere o a salire dai ripidi pendii. Indossavano scarpe fatte di stracci per non far rumore e per non farsi sentire dalle guardie. Inoltre, avevano sempre con loro un «falcet», una specie di coltellino che serviva per tagliare le bretelle dello zaino per abbandonarlo nel caso in cui fossero stati scoperti dalle guardie. Molti erano gli articoli contrabbandati (sigarette, copertoni…) anche se tra tutti primeggiava il riso.
Una volta, i contrabbandieri si sono fermati in un grotto a giocare a bocce per rilassarsi. I ragazzi di Villa Luganese hanno rubato i «falcet»: inutile dire che i contrabbandieri si erano molto arrabbiati. Sulla ramina che una volta sul San Lucio divideva la Svizzera dall’Italia erano stati posti dei campanelli: in questo modo le guardie, soprattutto la notte, potevano accorgersi se qualcuno attraversava il confine.

Che nomi strani hanno le strade!
Girovagare nel nostro quartiere è molto bello e rilassante, ma di notte – tra le vie e i sentieri – fa un po’ paura. Il fragoroso silenzio che regna nelle nostre strade, infatti, a volte viene interrotto da un gatto che spunta all’improvviso, dai rami degli alberi che si muovono per il vento, dal crepitio di un camino quando si lascia la finestra aperta, dalle ombre dei Denti della Vecchia che si allungano e soprattutto dai versi della volpe o di altri animali.
A proposito di strade, sono stati messi i cartelli con i nuovi nomi delle vie. Molti sono davvero strani, per noi un po’ incomprensibili. Per questo motivo abbiamo cercato di capire il loro significato. Non è stato semplice, abbiamo fatto fatica a trovare documentazioni scritte ma siamo riusciti a intervistare o a scrivere ad alcune persone. In particolar modo ringraziamo, per averci condotto in questo percorso, Valeria Badasci (collaboratrice del Centro di dialettologia e di etnografia di Bellinzona), Nicola Arigoni (collaboratore del Centro di dialettologia, curatore dei Documenti orali della Svizzera Italiana e collaboratore culturale della Città di Lugano), il signor Athos di Villa Luganese e alcuni altri abitanti del quartiere.
Abbiamo capito che le vie sono state scritte in dialetto poiché questa era la lingua del passato, la lingua che si parlava in famiglia e con gli amici. A scuola invece si imparava l’italiano. In molte vie vi è la dicitura «dra» che significa «la», «ur» significa «il» e «dar» significa «del». È stato un lungo lavoro che non abbiamo ancora finito. Magari qualcuno potrebbe darci una mano a completarlo e magari a correggerlo. Se siete curiosi di sapere cosa significano i nomi delle nostre vie potete scansionare il codice QR riprodotto in immagine.

I nostri luoghi del cuore
Malgrado sia piccolo, il nostro quartiere racchiude dei luoghi fantastici che fanno sognare noi bambini perché ci donano sempre attimi di libertà: sono i nostri luoghi del cuore.
La piazza di giro – Ci andiamo per giocare insieme, fare passeggiate, stare in tranquillità, parlare, andare in bici ed esplorare. Questi potrebbero sembrare banali passatempi che si possono fare in ogni posto ma lì è diverso. Ci sentiamo protetti e al sicuro. Ognuno di noi prova un senso di pace come se fossero gli alberi a proteggerci e a non farci mai sentire soli. Gli alberi ci fanno compagnia e quel luogo per noi emana un’energia che infonde serenità e felicità. Lì si respira aria fresca di montagna e tutto sembra più bello perché ci si sente a casa cullati dalle fronde degli alberi che modificano la luce del sole e la restituiscono più luminosa e delicata.
La scuderia – Si trova appena oltre il confine, anche se la consideriamo parte di Villa Luganese. Per noi è un luogo sentimentale. Quando ci rechiamo in scuderia, in un attimo veniamo catapultati in un mondo di natura pura fatto di prati e di cavalli che galoppano in libertà.
I Denti della Vecchia – Questa magnifica montagna, che racchiude numerose leggende, è la prima cosa che parecchi di noi vedono dalla finestra quando ci svegliamo alla mattina. Lascia sempre senza fiato. A dipendenza della luminosità della giornata, cambiano le sue sfumature. Uno spettacolo, anche se raro, è vederla innevata. È bello raggiungere la vetta camminando, e l’eccitazione riesce spesso a nascondere la stanchezza che si sente nelle gambe. L’orgoglio e la soddisfazione che si provano quando si raggiunge la vetta sono indescrivibili.
Il bosco – È il nostro posto preferito, perché stare circondati dagli alberi ci fa calmare e rilassare. Il mondo non esiste più, esistiamo solo noi e le nostre famiglie. Ci piace andare nel bosco perché quando ci si ferma un attimo e ci si siede su un sasso si riescono a sentire i dolci versi degli animali e con un po’ di pazienza si riescono anche ad osservarli. Quando andiamo nel bosco ci piace anche abbracciare gli alberi perché ci danno energia e a volte noi ci parliamo: in questo modo loro crescono più sani e felici. Qui ci liberiamo da tutte le cattive sensazioni che proviamo. Ci piace anche esplorare e costruire con il materiale che il bosco stesso ci offre. La cosa che ci piace fare più di tutte è aprire le braccia e correre con la brezza che ci rinfresca il viso.
Il campo di calcio – Ci andiamo per stare con i nostri amici e per giocare. Lì facciamo volare i droni, facciamo grandi tornei di calcio, giochiamo a prenderci e, anche se non dovremmo dirlo, spariamo i petardi.
Il nucleo – Corrisponde alla zona residenziale di Villa Luganese. È popolato da svariate case per lo più in pietra molto vicine tra di loro ed è composto da viuzze intricate, solitarie e antiquate: è proprio questo a costituire la magia di questo luogo.

Come a Parigi...
È stato divertente scoprire che Villa Luganese una volta veniva chiamata la «Piccola Parigi» poiché vi erano diversi ristoranti e la gente veniva anche da altri paesi per ballare.