#Approfondimenti | 26/03/2024

A Curio la musica è finita

Roberto Guidi

Il Salone Piazza Grande ha chiuso i battenti. Qui, per sette anni, Sandro Schneebeli ha proposto serate soprattutto musicali, accolte con entusiasmo dal pubblico. «Un’esperienza meravigliosa, tuttavia ogni cosa ha un inizio e una fine, e la fine è uno stimolo a cambiare…».

«The End. È stato magico, sincero, di cuore, naturale, fluido, sereno, bello, colorato, pieno di soddisfazioni fino alla fine. Poi capitano certe cose e ti rendi conto che è necessario cambiare direzione». Sandro Schneebeli affida ai social l’ultimo messaggio prima di lasciare le chiavi sotto lo zerbino. Qualche giorno dopo l’evento conclusivo del 1° marzo lo incontriamo per un bilancio e uno sguardo verso il futuro. Rammaricato della chiusura? «Nelle scorse settimane un po’ sì, ma oggi sono assolutamente sereno. C’è una stagione per tutto».
Il Salone Piazza Grande cessa l’attività perché i proprietari hanno aumentato di parecchio l’affitto e Sandro, fatti due conti, ha capito di non poter proseguire. «Magari da fuori il fatto di avere un ottimo riscontro di pubblico porta a pensare che gli affari vadano bene. In realtà – e lo sanno coloro che organizzano appuntamenti culturali – i costi sono tanti e uno o due eventi al mese, come abbiamo sempre proposto dal 2017, non bastano a coprire l’aumento dell’affitto. Ricordiamoci, inoltre, che la sala è periferica, in un piccolo villaggio malcantonese. Insomma, lascio con dispiacere perché le cose funzionavano e si poteva proseguire, ma d’altro canto non vedo l’ora di vivere il futuro che giocoforza sarà diverso». Non c’è l’ombra di una polemica dietro le parole del chitarrista-promoter, che anzi ringrazia i proprietari dell’immobile, la famiglia Affolter. «Mi hanno dato la fantastica possibilità di proporre qualcosa di particolare in uno spazio che io, nato e cresciuto a Curio, conosco bene. Ricordo, da bambino, quando sbirciavamo gli anziani giocare a carte; era la locanda del villaggio, un prezioso punto di riferimento per la comunità. Tra l’altro negli anni ottanta organizzavano concerti free jazz; ho trovato manifesti dell’epoca. È un posto che ho nel cuore, tuttavia occorre guardare avanti».