#Approfondimenti | 29/02/2024

Uno sguardo sul mondo da Villa Malpensata

Alice Vananti

Il Museo delle culture di Lugano ha festeggiato un traguardo importante: la conclusione di 100 progetti in 19 anni, che hanno dato vita a 145 esposizioni. Numeri da grande museo europeo. L’occasione per ripercorrerne la storia e parlare delle sue peculiarità con il direttore Paolo Campione.

L'inizio del Museo delle culture non fu facile. L’allora Museo delle culture extraeuropee, sorto sulla collezione di arte etnica donata dall’artista Serge Brignoni alla Città nel 1984, è stato inaugurato nel 1989 a Villa Heleneum. «Ci furono discorsi importanti: si pensò a un nuovo istituto che avrebbe sviluppato importanti relazioni internazionali», spiega il vicesindaco Roberto Badaracco, in veste di presidente della Fondazione Culture e Musei. «Purtroppo, dopo l’entusiasmo iniziale, l’istituzione non è mai decollata davvero sia per ragioni politiche sia di gestione». La situazione cambiò con il Municipio insediatosi nel 2004, che mostrò la chiara volontà di continuare a sviluppare il museo e, soprattutto, l’anno successivo con la nomina di Paolo Campione nel ruolo di direttore. «Con la sua passione e voglia di fare, lo portò a un altro livello». Da quel momento il Musec divenne un piccolo centro di ricerca e di esposizione sulle arti etniche e orientali, sull’arte infantile e sulla fotografia dell’esotismo. Finora ha prodotto 100 progetti e 145 mostre. «Oggi siamo quello che avremmo dovuto essere nel 1984. Siamo nelle condizioni di immaginare un progetto serio di sviluppo che possa contribuire alla crescita sociale e culturale della Città, del Ticino e di tutto il Paese», afferma Campione. Insomma, il Musec è una macchina che funziona con tutti i dipartimenti essenziali che gli consentono di produrre otto esposizioni all’anno, una media da grande museo europeo.