#Approfondimenti | 22/12/2023

«Bun fest, bun Natal e buna carna d'animal»

Mare Dignola

Rileggendo il quaderno «Natale nel Ticino», pubblicato dal Centro didattico cantonale nel 1997 e corredato da disegni originali di Lucia Filippini, troviamo riti, usanze e tradizioni delle festività di un tempo nel Luganese. Per esempio, la letterina di auguri ai genitori, preparata in classe su carta speciale coi bordi rosa.

A Taverne «nella notte di Natale si getta sul focolare un grosso ceppo e lo si lascia ardere. È credenza che, mentre si è a letto, la Madonna verrà al focolare a far asciugare i pannolini del neonato bambinel Gesù». (1)
Un’usanza diffusa anche a Torricella e Bedano. Nel Malcantone, invece, «in ogni casa villereccia, la vigilia di Natale si pone sul focolare un ciocco di rovere o di faggio, tenuto apposta per tale ricorrenza. Il ciocco è quasi sempre un groviglio di rientranze, sporgenze, nodi. Brucia più o meno vivace, talora irradiando sciami di monachine, che corrono su per la cappa, per la gola e le più ardite evadono dalla torretta del comignolo. Il ceppo dura più giorni».
La stessa fonte rileva che un tempo, nel Malcantone, il ceppo natalizio era sacro alle promesse di matrimonio. «Il giovinotto, che parlava a una ragazza con intenzioni serie, si recava la sera di Santo Stefano alla casa di lei, sedeva al focolare e con le molle percoteva il ceppo tre o quattro volte in un punto ove questo ardeva con vigore. Battere il ceppo era la formale domanda di matrimonio. Se la ragazza, com’è ovvio supporre, annuiva, batteva a sua volta sul ceppo con le stesse molle. E la promessa veniva accolta dal consenso dei genitori della ragazza». (2) 
C’era anche un ciocco che ardeva all’aperto, ad Astano dove i ragazzi, la vigilia di Natale «rivestono di paglia e di ginepri un alto palo e lo piazzano al margine della strada, circa a metà percorso tra la chiesa e l’abitato. Fanno poi la guardia al palone rivestito, onde a nessun malintenzionato passi per la mente di appiccarvi il fuoco prima del tempo giusto. Dopo la messa di mezzanotte si accende il falò. Che gioia veder l’alta vivida colonna di fiamme salire e portare su gli sguardi di tutti. Intanto le campane suonano a distesa». (2) 

 

(1) Vittore Pellandini, nel volume «Tradizioni popolari ticinesi» (Edizioni Edelweiss, Lugano-Pregassona 1983). 

(2) Virgilio Chiesa, nell’articolo «Tradizioni di Natale e dei Re Magi nel Malcantone e nella Capriasca» su Illustrazione ticinese, 1948.