Storie di affidi nell'Ottocento

Nicola Arigoni

Da Como alla Val Colla, storie dimenticate di affidi nell'Ottocento. Le testimonianze orali e i dati documentari concordano sul fatto che questi fanciulli, una volta cresciuti, rimanevano in valle e si sposavano con persone del paese.

«Dara Camerlada ra vegnéva, i r’a portada quí picolina e i r’a tegnüda un pò, i gh dava devèss vin fran qui dra Camerlada. I éva domá dòna!» (= arrivava dall’ospedale della Camerlata, l’hanno portata qui da piccolina e l’hanno tenuta un po’, le davano pare 20 franchi quelli della Camerlata. Erano solo donne!). 

Questa è una delle numerose testimonianze che l’Archivio audiovisivo di Capriasca e Val Colla (Acvc) ha raccolto nel corso degli anni intervistando gli abitanti della regione. Soprattutto in alta valle è ancora viva la memoria relativa all’argomento dell’affidamento e delle adozioni di bambini abbandonati all’Ospedale di Como. Visto l’interessante tema, per meglio conoscere una parte della storia della regione, l’Acvc ha deciso di svolgere una ricerca storica che permettesse di mettere in luce il fenomeno e studiarlo scientificamente, così da circoscriverlo per quanto riguarda le modalità e i numeri e riuscire poi a proporre alcune ipotesi per quel che concerne le motivazioni che hanno portato numerose famiglie della regione a rivolgersi all’Ospedale di Como per prendere in affido i bambini esposti. Esposti poiché erano stati lasciati nel meccanismo girevole (la ruota degli esposti), di cui all’epoca erano provvisti ospedali e istituzioni religiose per permettere l’abbandono anonimo di neonati non voluti. Circa la diffusione del fenomeno, la consultazione dei Registri della popolazione conservati presso l’Archivio di Stato del Cantone Ticino ha permesso di valutare la presenza di esposti affidati o adottati in Val Colla; ad esempio i paesi di Scareglia, Colla, Bogno e Certara ne contano 65, nati tra il 1820 e il 1910, provenienti dai brefotrofi (istituti dove si allevavano i neonati illegittimi o abbandonati) di Como e Milano (rispettivamente 43 e 22). Colla e Scareglia risultano essere i Comuni con il maggior numero di bambini provenienti da oltre confine, con 22 e 20 fanciulli. Il fenomeno era però diffuso in tutto il Cantone, e i numeri degli esposti affidati a famiglie ticinesi lo confermano: tra il 1873 e il 1885 furono 2.336.