Angelo Giorgetti (1899-1960) è un nome oggi noto solo ai collezionisti più attenti, che con la sua arte dallo spirito internazionale e locale ci trasporta «Dalla Parigi degli “Anni folli” al Ticino del Dopoguerra», come il titolo della mostra alla Pinacoteca Züst di Rancate. Volendosi accostare oggi alla figura di Giorgetti facendo capo ai consueti canali d’informazione (archivi, musei, gallerie d’arte, biblioteche, ma anche web e social) se ne ricaverebbe una visione parziale. Giorgetti può essere infatti considerato in quel novero di artisti nati e vissuti nella prima parte del Novecento che per ragioni diverse sono per il grande pubblico dei «dimenticati». La sua vita trascorsa tra Milano, Parigi e Lugano delinea la parabola esistenziale e artistica di un uomo amante del ballo e dell’equitazione, sciatore provetto, marito e padre affettuoso, bon vivant pur nelle difficoltà degli anni attraversati.
Dipingere en plein air
È stato un pittore figurativo, uno degli ultimi a uscire dallo studio e a dipingere dal vero nei parchi, in città, in spiaggia, in alta montagna. Il suo modus operandi viene raccontato dallo storico Giuseppe Martinola: «Angelo Giorgetti siamo abituati a vederlo fuori, col suo cavalletto, la scatola dei colori ai piedi, indisturbabile sul seggiolino pieghevole. Pittori in giro per le piazze, al parco, sulla riva non se ne vedono quasi più. Ha superato il fastidio della gente che si accalca intorno curiosa e che ha fatto battere in ritirata tanti altri, si è corazzato contro il rumore e il frastuono della città, contro le mutevolezze del clima a cielo scoperto». La sua pittura ha una doppia anima: da una parte delinea uno spirito da cronista, da testimone del proprio tempo, pronto a cogliere, specie nei ritratti, l’attimo fuggente; dall’altra ci segnala l’osservatore attento, che ricerca, soprattutto nei paesaggi e nelle nature morte, l’equilibrio fra luce, colore e composizione.
Anni folli a Parigi
Nato a Milano da famiglia ticinese, dopo essersi formato nella capitale lombarda negli studi di Adolfo Wildt e Aldo Carpi, agli inizi degli anni venti si trasferisce a Parigi, vivendo appieno il clima internazionale dei cosiddetti «Anni folli» e partecipando attivamente alla vita artistica della Ville Lumière. Rientrato nel Ticino, a Lugano, alla vigilia della Seconda guerra mondiale, Giorgetti si specializza nella ritrattistica e nei paesaggi, dedicandosi anche a temi di figura, natura morta, fiori e all’arte sacra, e sperimentando anche tecniche diverse, quale l’affresco e il mosaico.
La mostra, che nasce dall’incontro con il nipote Luca Giorgetti ed è aperta fino al 7 settembre, presenta per la prima volta attraverso dipinti, disegni, mosaici, sculture, fotografie e documenti inediti, la vita e il percorso artistico di quest’autore che possiamo considerare come un testimone del proprio tempo.
Nella foto: uno scorcio di piazza della Riforma.