Nell’era del turismo mordi e fuggi, non mancano gli eredi della tradizione «grand tour», privilegio dei giovani dell’aristocrazia britannica. Cioè il viaggio come esperienza culturale. Mentre la cosiddetta gente comune, per campare, era spesso costretta a emigrare come soldati mercenari, muratori, imbianchini, scalpellini... Alle prese non soltanto con fatiche fisiche e rinunce, ma con una sofferenza provocata dalla lontananza che si chiama nostalgia. Parola che, come ha spiegato Ottavio Lurati (rimpianto da tutti noi utenti del linguaggio) è il dolore che deriva dalla lontananza.
Ma c’è lontananza e lontananza, a seconda delle situazioni e delle cause, d’ordine culturale, sentimentale e spesso politico. «Addio Lugano bella» cantavano i patrioti italiani lasciando il suolo elvetico per sostenere la causa risorgimentale. Contando sulla nostra solidarietà di nazione neutrale ma non indifferente. Anzi, nella patria di Dunant, fondatore della Croce Rossa, è un dovere e in pari tempo un mestiere. Al profugo si offre l’opportunità d’integrarsi. Sempre che lo voglia. Nell’era della globalizzazione, la guerra in Medio Oriente fa sentire i suoi effetti divisivi anche sull’opinione pubblica di casa nostra. Gaza dietro l’angolo. Da un lato, il risveglio dell’antisemitismo, negli ambienti universitari. Dall’altro, come riferisce la Nzz, il crescente integralismo islamico costringe le donne all’isolamento. Harem nelle periferie della nostra capitale economica: sarà in grado di assimilare altre invasioni, come avvenne con gli italiani? Grazie a loro, gli zurighesi si convertirono all’espresso, apprezzarono la musica operistica e, non ultimo, l’abbigliamento stile via Montenapoleone.
…