#Antichi ricordi | 29/06/2018

Ricordi della Tesserete di un tempo

di Romano Mondini

A Tesserete dove sono nato il 22 marzo 1927, le donne andavano a lavare la biancheria al lavatoio pubblico, il quale si trovava in faccia all'Innovazione, negozio di mercerie. Fu costruito negli anni 1906- 1907: le tre vasche sono di granito e sotto il lavatoio scorre il torrente Capriasca. Poi c'era la Cooperativa dove si comperavano gli alimentari: farina, zucchero, sale... serviti in sacchetti o fogli di carta. Tutto veniva marcato in un libretto di color blu e si pagava a fine mese o quando c'erano i soldi. Il direttore era Piero Antonini e nel negozio servivano la «Luisina» e «Assunta », che noi chiamavamo la «Santa», entrambe di Campestro. Delle altre non ricordo più il nome. In faccia alla Cooperativa c'era il forno del pane a legna: a condurlo era il panettiere Frapolli di Campestro. Sopra, il magazzino della Cooperativa dove si comperava merce all'ingrosso. Il magazziniere era il Severo di Sala Capriasca. C'erano anche due macellerie: una del Rino Bondi e l'altra della famiglia Lepori. A Pasqua, fuori dai negozi, venivano appesi i poveri capretti, piatto tradizionale e prelibato della festa, che noi bambini guardavamo con tristezza. Ci toccava comunque mangiarlo. Le due farmacie erano invece dei Buzzi e dei Lepori. Erano numerosi i negozi in attività perché la gente dei paesi della valle veniva a fare la spesa a Tesserete. Di fronte al Municipio era installata la pesa pubblica e, di fianco, una piccola pasticceria dove noi bambini, quando avevamo qualche centesimo in tasca, andavamo a comperare caramelle, liquirizia e le stimate sorprese. Erano sacchetti di carta di vari colori e di forma conica nel cui fondo si trovava un regalino: un fischietto, un anellino o altro. Nel salone Scalmanini, dove ora c'è il Denner, si ballava la domenica, mentre dalla «Menga» (famiglia Colombo) si andava a comperare il latte con il secchiello. Come dimenticare il tram, o meglio la Ferrovia elettrica Lugano-Tesserete, la quale fu inaugurata il 25 luglio 1909. L'esercizio fu sospeso il 28 maggio 1967 a causa del cedimento del ponte Ganna, e fu sostituito da un'autolinea.

Tanta gente che lavorava a Lugano prendeva il tram la mattina, ritornava a mezzogiorno per scendere di nuovo alle 13.30 e rientrare la sera. Il martedì di ogni settimana a Lugano si faceva il mercato e le donne della Capriasca, con gerle e cesti, andavano a vendere i prodotti nostrani. Ogni martedì il tram era dunque particolarmente affollato. Ricordo che nella sala d'aspetto della stazione di Tesserete, un automatico di metallo di colore azzurro distribuiva, per dieci centesimi, 3 sigarette forti e di cattiva qualità. Ci andavamo dopo scuola a fumare nascosti nella fogna che passava proprio sotto la stazione del tram. Tutti i conduttori del tram avevano un soprannome e venivano da Bigorio o da Odogno. Mi ricordo che uno di Bigorio era piccolo e lo chiamavano «Or Omin». Nell'ancor oggi rinomato ristorante della Stazione della famiglia Besomi, andavamo la domenica dopo i Vesperi a giocare a poker; non grosse somme di denaro, ma così alla buona. Il Silvietto Stampanoni di Bigorio, che noi di nascosto chiamavamo «Gobbetto », vinceva quasi sempre. La signora Veglia era la padrona e la Dele di Bigorio ha servito per tanti anni nel ristorante. Erano personaggi importanti e singolari del locale. A Tesserete, parrocchia di rito Ambrosiano, il carnevale è un evento importante. Lo chiamano «Or carnevà vecc» e il personaggio più in vista è «Sua maestà Or Penagin ». Molto atteso era l'albero della cuccagna. I giovani di Campestro, denominati «I gatt», (quelli di Tesserete erano i «Fasorè ») erano bravi arrampicatori e vincevano quasi sempre. Parallelamente a carnevale si celebravano le 40 ore con processione in paese. I bagordi non piacevano al prevosto della Pieve (era mio zio), e questo disappunto lo esprimeva durante la messa domenicale ad alta voce dal pulpito della chiesa plebana di Santo Stefano. I tempi sono cambiati, così come tradizioni e modi di vivere. Noi anziani portiamo i ricordi di tempi passati, ma ci costa energia camminare sulla vita moderna allo stesso passo.