La Sam Massagno Basket, ufficialmente iscritta come Spinelli Massagno nel massimo campionato, ma in fondo semplicemente Sam per tutti (e non ce ne voglia lo sponsor «fatto in casa» e di fondamentale supporto al sodalizio del presidente Fabio Regazzi e del general manager Robbi Gubitosa), al via della nuova stagione si presenta con un nuovo allenatore, l’egiziano Alain Attallah, già alla guida di Nyon, Ginevra e Starwings, e lo fa con obbiettivi sportivi confermati in linea con un budget coerente con quanto si è appena scritto. Non è comunque del presente che raccontiamo in questa nostra rubrica, dedicata ai fatidici «fasti del passato» vissuti da molti club luganesi. Fasti che per il basket targato Sam significano la prima storica promozione in serie A nel 1985, il bis nel 2008 e il magico 2023.
La prima volta
A dire il vero, una promozione nell’élite la Sam l’aveva già ottenuta nel 1966 (appena due anni dopo la fondazione!), ma allora si era rinunciato al salto di categoria per motivi economici, preferendo ripartire in tutto e per tutto dal settore giovanile.
Alla ribalta nazionale la pallacanestro massagnese si riaffaccia nel 1985, anno appunto della prima… vera ascesa in serie A, conquistata dalla squadra affidata a Renato Carettoni. «Un traguardo dal sapore tutto particolare – scrive Peo Mazzola sul Giornale del Popolo – poiché la Sam Massagno è tra le squadre svizzere forse la più genuina: pensate che a parte l’americano (Davis o Zeno) e due pedine perfettamente integrate nell’ambiente, Danani e Cereghetti, tutto il resto dell’effettivo è stato plasmato in casa ed ha percorso con la maglia della Sam tutte le tappe intermedie, trampolino di lancio verso il traguardo raggiunto. Isotta, Mangili, Schmid, Cambrosio (che ha fatto esperienza anche altrove), Ghielmini, Rezzonico, Leonelli e Piazza sono i “magnifici ragazzi” che hanno regalato alla Sam questo prestigioso traguardo ridando nel contempo credibilità, in questi anni difficili, a tutto il basket ticinese».
Nell’élite la Sam rimane fino al 1993, passando anche dalla finale di Coppa Svizzera persa nel ’92 contro il Pully, con Andrea Ferrari subentrato da poco a Carlo Isotta alla presidenza. Anche a quell’exploit segue però la drastica decisione di rinunciare per motivi finanziari alla squadra «professionistica» (e le virgolette sono d’obbligo!) e di ripartire, stavolta, dalla Seconda lega.
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