#Vetrina | Ieri

Renzo Besomi

Roberto Guidi

Oltre settant’anni in sella, dallo sprint di Giubiasco alla sfilata sul lungolago di Lugano.

A volte le giornate riservano incontri inaspettati e – in questo caso – assolutamente piacevoli. Girovagando nel «backstage» della recente Axion Lugano Summer Ride, la nostra attenzione è attirata da una maglia vintage della Società Sport 1905 Lugano. Il club è sparito da decenni dai radar, ma nel Novecento si è fatto un nome per la sua attività nel mondo del ciclismo, organizzando anche gare di alto livello. La maglia vintage la indossa Renzo Besomi, che in questa afosa domenica di giugno partecipa alla sfilata di bici d’epoca. Scambiamo due chiacchiere e ci ripromettiamo di ritrovarci con calma più in là.
Ogni promessa è debito ed eccoci nella sua abitazione di Cassarate. «Sono nato nel 1937 e i primi anni li ho passati a Soragno. In seguito ci siamo trasferiti in via Bossi a Lugano, dove i miei genitori avevano preso la portineria della casa Parola, famiglia proprietaria della Pasticceria Saipa. Ho frequentato l’apprendistato di pittore-decoratore, mettendomi in proprio nel 1964 e nel 2010 ho chiuso».
Il comun denominatore dei vari periodi della sua vita è la bicicletta. Una passione enorme. «Vicino a casa c’era il negozio di Piero Puricelli, frequentato da semplici appassionati come pure da professionisti: Attilio Moresi, Fausto Lurati, Remo Pianezzi... Passavo davanti e guardavo ammirato i vari modelli; in casa i soldi erano pochi e ho dovuto aspettare un’occasione per comprarne uno. Nel 1953, per 120 franchi, ho preso una Mondia». Niente poteva più fermarlo. «Mi sono iscritto al Velo club Lugano nel ’53 e ’54, poi un anno nell’Equipe Soldati e infine sono passato alla Società Sport 1905 Lugano. Ho fatto qualche bel risultato in gare in Ticino e nel nord Italia. Sfortunatamente, avevo un avversario molto ostico, Noris Canuti, che era veramente forte e spesso mi ha relegato al secondo posto. La mia vittoria più bella è stata a Giubiasco, dove siamo arrivati in otto in volata e li ho fregati tutti, Canuti compreso. Ero un corridore completo: forte nello sprint, buon passista e discreto in salita. Ho smesso presto, nel 1958, deluso dal fatto che i corridori non erano aiutati, dovevano arrangiarsi in tutto. E i materiali erano piuttosto costosi».

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sull'edizione del 11.07.2025

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