Iniziamo la chiacchierata con il tuo percorso di studi e di lavoro...
Sono cibermuseologo e archeologo di formazione e di professione. Dopo più di un decennio di scavi e ricerche coi servizi archeologici cantonali di Vaud, Vallese, Grigioni, Zurigo e Friburgo, ho conseguito nel 2023 un dottorato in Museologia, patrimonio e mediazione presso l’Università del Québec a Montréal.
Quali le esperienze più forti come archeologo?
In Svizzera cito con orgoglio la mia partecipazione agli scavi storici del Mormont – sito celtico risalente alla fine della seconda età del ferro – e dell’Opernhaus di Zurigo – un sito palafitticolo preistorico dove, tra molti altri artefatti, è stata ritrovata una delle più antiche porte in legno mai scoperte e ben conservate d’Europa. In Canada, invece, ricordo con piacere la spedizione in un gelido inverno di diversi anni fa con l’antropologo Daniel Arsenault nel nord del Québec, alla ricerca di pittogrammi rupestri tra laghi ghiacciati, vaste foreste, rituali sciamanici autoctoni e droni tecnologici.
Poi sei passato alla cibermuseologia...
Ho insegnato periodicamente la cibermuseologia nelle università del Québec a Montréal e nell’Outaouais, offrendo agli studenti i mezzi per comprendere l’impatto delle nuove tecnologie sulle pratiche professionali museali. Oggi sono direttore della trasformazione digitale e partenariati strategici presso il Regroupement Québécois de la Danse (Rqd), nonché agente nazionale dello sviluppo digitale culturale per il settore della danza.
Dagli scavi ai musei alle nuove tecnologie, non proprio degli ambiti affini, si direbbe...
Seppur distante dalle mie competenze, il mondo professionale della danza è un settore affascinante e dinamico, come lo è anche l’ecosistema artistico e culturale di Montréal. Un settore oggi precario a causa dei continui tagli finanziari ministeriali. Forse è anche per questa nuova sfida e missione che ho deciso di mettermi in gioco a servizio del Rqd: trovare nuove soluzioni di affari e di sviluppo innovativo nel campo delle tecnologie e della danza.
La cibermuseologia è praticamente sconosciuta in Svizzera: ci spieghi?
Vi è infatti una progressiva trasformazione digitale delle pratiche lavorative. Le nuove tecnologie spesso ci mettono a dura prova, confrontandoci con i nostri limiti. Il mio lavoro al Rqd porta proprio su questa sfida: preparare al meglio il mondo professionale della danza all’utilizzo dei mezzi digitali e dispositivi tecnologici.
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