#Pensieri diversi | 08/12/2021

Colori sul nuovo giorno

Si dice che le cicale un tempo fossero uomini, di quelli che vissero prima che nascessero le Muse.

di Denise Carniel

«Chiedo scusa alla favola antica
se non mi piace l’avara formica
io sto dalla parte della cicala
che il più bel canto non vende… regala!»
(Gianni Rodari) 

Si dice che le cicale un tempo fossero uomini, di quelli che vissero prima che nascessero le Muse. Uomini appassionati della musica a tal punto da dimenticare perfino di nutrirsi, disposti a morire pur di continuare a cantare. Per ricompensare il loro amore verso le sette note, gli Dei gli donarono la possibilità di cantare per l’intera breve esistenza, diventando gli insetti che oggi chiamiamo cicale. Platone non lo scrive, ma molti sostengono che nessun uomo si sia mai completamente trasformato. E che ogni tanto, tra di noi, spunti fuori qualcuno che è più cicala che uomo. Poeti, cantori, musicisti, compositori, cantastorie... persone comuni con un disperato bisogno di poesia.

Persone che si avvicinano per dirti: «Nella tua vita voglio fare la somma». «La somma? Non si dice: fare la differenza?». «Sì, ma io voglio aggiungere qualcosa alla tua vita. Aggiungere emozioni e amore per togliere ansie, paure, insicurezze e risanare le ferite del cuore». Persone che permettono di farci superare dolori e lacrime perché sanno bene che dopo una tempesta il cielo è più blu. Dopo aver pianto gli occhi diventano più limpidi. Dopo essere stati per tanto tempo da soli ogni parola ha un suono più dolce, ogni sguardo è più potente, ogni carezza è più preziosa. Dopo aver aspettato l’amore a lungo, quando poi arriva, l’attesa si dimentica e ogni bacio è più profondo, ogni abbraccio è più sincero, ogni giorno è più leggero. Dopo una lunga notte buia la luce del sole è quasi fastidiosa, fin troppo intensa, che quasi vorresti che iniziasse a piovere, ma basta poco e subito ci si riabitua al calore. Basta poco e subito ci si riabitua alle cose belle, che dopo tanto tempo ci sembrano più belle.

Il trucco è questo, non dimenticare che dopo il male torna il bene e torna più forte, rinvigorito, deciso, senza dubbi o tentennamenti. Il trucco è ricordarsi che il bene, quando torna, lo fa alla grande. Sarà perché piangendo ci cresce il cuore, soffrendo impariamo a essere felici. Occorre avere pazienza e rimanere vivi. Vivi da correre in mezzo a un prato, cantare a voce alta, avere sempre un libro nuovo da leggere, sapere ancora scherzare, giocare a «m’ama non m’ama» e a «sasso-carta-forbice», vivi da disobbedire. In attesa che l’azzurro ritorni.

Non smettete di aver voglia di credere alle previsioni del tempo che per i prossimi giorni danno sole, sole e soltanto sole, come se l’estate potesse durare in eterno.

Come ultima cosa, giocate con me a far spazio al cielo? È vietato chiudere la finestra, e capirete che non è possibile imbrigliarlo, perché il cielo è come il vento, trova sempre il modo di farci il solletico e colorare il nuovo giorno.

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sull'edizione del 08.10.2021

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