Un Barbera al «circul» di Montagnola 

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Storico ritrovo dei Luganesi, il Circolo Sociale è un’istituzione. Due chiacchiere con Paolo Codoro, gerente e chef dal 2008. 
Come sono cambiati i gusti degli avventori? «Si è persa la voglia del formaggino, del salamino e del minestrone e sono stato costretto a seguire una cucina più “da ristorante”. Continuo comunque a proporre i piatti tipici ticinesi e del nord Italia, senza pesce di mare e quant’altro. Ossobuco di vitello con polenta o risotto vanno per la maggiore». 
Come ha vissuto il periodo della pandemia? Sarebbe favorevole all’introduzione del vaccino obbligatorio per gli avventori? «Male, soprattutto nei mesi invernali, tra chiusure e lavoro ridotto. Fortunatamente, con l’arrivo della bella stagione le cose sono migliorate. Ora si lavora bene. Ritengo che il vaccino abbia portato più tranquillità sia per noi della ristorazione sia per gli avventori, anche se, a onor del vero, il controllo del certificato Covid rappresenta un problema in più per i miei collaboratori». 
Fin dagli inizi il Barbera era il vino per eccellenza del Circolo, un rosso grezzo e pesante che, come dicevano alcuni anziani «par mandal giò bisognava tacas al tavul». Oggi la carta dei vini è più variegata... «Certamente, anche se il Barbera è ancora molto richiesto». 
Il buono di 30 franchi elargito dal comune di Collina d’Oro agli abitanti maggiorenni ha avuto un riscontro positivo per il Circolo? «Sì. Complimenti all’attuale Municipio per questa iniziativa che rappresenta una boccata d’ossigeno per la nostra categoria che, in misura forse maggiore delle altre ha sofferto della pandemia». 
Ci indica qualche divertente aneddoto che ha caratterizzato la sua gestione? «Difficilmente offro da bere o il digestivo, così gli amici mi danno del “palestina” o mi dicono che “sono caduto nella strecia”». 
Come vede il futuro del Circolo? «Direi roseo, perché i clienti più affezionati apprezzano la mia cucina. Mi fa pure piacere sottolineare che sono conosciuto da molte famiglie che abitano fuori Collina e, soprattutto, da non pochi tedeschi, da noi in vacanza, che vengono al grotto per salutarmi». a.bott.