La festa delle feste

Luciana Caglio

Il 25 dicembre continua a sfidare la realtà quotidiana in un mondo diviso da ideologie e conflitti armati. Questa giornata segna una tregua, sia pure provvisoria. Protagonista di questa pace, un neonato disteso su un pagliericcio, Gesù, simbolo della Cristianità di impronta cattolica.

Gli «esclusi» hanno trovato dei surrogati: Babbo Natale, che guida una slitta sulle piste innevate, o un camion rosso che percorre le nostre strade, qui e nei Paesi nordici, protestanti e anglicani. Quel che conta rimane la speranza di superare minacce collettive e guai individuali. Paradossalmente proprio nei Paesi evoluti, democratici e liberali, il Natale si trova ad affrontare ostacoli e contraddizioni, materiali e ideologici. 

Rispetto o cedimento?
In nome della tolleranza e dell’inclusione, per non offendere i cittadini di altre Chiese, si cerca di evitare l’allusione al cristianesimo. Si va diffondendo in Europa la decisione di modificare il nome della festa. Tra i primi a seguire questa strada era stata Londra, dove «Christmas» è stato sostituito con «Winter Holiday». Anche a Zurigo, ormai multietnica, Weihnacht è «Festa d’inverno». A dicembre, nelle città addobbate per le feste, è scomparso il presepe, a Lugano come in molte località ticinesi. Le statuette un tempo esposte sotto i portici del Credit Suisse in piazza della Riforma, appartengono ai ricordi dei vecchi luganesi. Oggi la piazza è dominata da un bell’albero illuminato e da un’innumerevole quantità di casette adibite alla ristorazione. Tutto ciò contribuisce però ad animare il centro città e creare un’atmosfera di festa. 

Il presepe
A Lugano aveva vissuto dopo la Seconda guerra mondiale un’artista cecoslovacca naturalizzata svizzera, Maria Pospisilova, talento riconosciuto sul piano internazionale, in Italia dal critico e filosofo Gillo Dorfles. A Lugano le sue statuine del presepe erano esposte nel negozio Artigianato Ticinese di via Canova. Ne diventai una cliente fedele. Nel corso di un ventennio, Natale dopo Natale, sono riuscita a comporre un presepe insolito, originale ma fedele alla tradizione. 

La corsa agli acquisti
La società dei consumi cui apparteniamo ci procura in pari tempo benessere, comodità e dipendenza. Ne deriva il pericolo di sbandamenti e l’incapacità di gestire ragionevolmente un’offerta di oggetti e beni, anche inutili. Stravolgendo il senso delle stagioni, a settembre i supermercati cominciano a proporre oggetti natalizi, a prezzi stracciati. Insomma, occasioni, all’apparenza da non perdere. 

Proverbi
Abitudini e mentalità fanno invecchiare anche i proverbi. Una volta vigeva la norma sociale del «Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi». Oggi, complici il benessere generalizzato e i cambiamenti di costume, questa regola non trova più completo fondamento. La vacanza ai tropici o il city break a Londra o Parigi non dipende più dal calendario natalizio ma da altri fattori. L’abitudine del pranzo di Natale, l’abbuffata con il parentado, non è più un obbligo com’era ai tempi. 

Gli altri
Ma la festa delle feste non è soltanto quando, ma come e per chi. Fra Martino Dotta, attraverso la Fondazione Francesco, ne sa qualcosa. Allestendo i pranzi destinati non tanto ai «poveri» ma ai dimenticati, ai soli, agli esclusi da una società ipertecnologica che bada molto al «materiale». Proprio in questo senso, per contrastare un consumismo sfrenato e talvolta inutile, fra Martino propone una lodevole iniziativa, il «Regalo amico»: consiste nel versare un contributo (corrispondente al valore simbolico di uno o più regali) alla Fondazione Francesco per l’aiuto sociale. 

L'irona aiuta
Non dobbiamo comunque vedere il passato come sinonimo di virtù. La società cambia e di conseguenza le abitudini si adeguano. Per concludere diamo la parola a Charles Dickens. Con lui lo humour inglese tocca vertici inimitabili. Ne «Il canto di Natale», l’impiegato contabile Bob chiede al banchiere Scrooge un giorno di congedo per Natale: «È solo una volta all’anno» dice, sentendosi rispondere «Sì, una volta all’anno, ma tutti gli anni»