Zio Ettore, lo zio del papà 

di Fausto Sassi

«Ciao Tato».
«Ciao Roberto».
«Tato, chi era tuo zio?».
«Dipende quale».
«Lo zio del titolo, lo zio Ettore».
«Non era mio zio, ma del papà del Bigio Biaggi, che si chiamava Arnoldo».
«Il Bigio?».
«No, il Bigio si chiama Giuseppe e il suo papà Arnoldo e lo zio di suo papà Ettore».
«Ma non potevi farla più semplice e titolare il tutto, che so “Zio Ettore il prozio del Bigio”?».
«No, il titolo va bene così. Comunque noi non siamo qui per parlare dello zio Ettore, ma del Bigio».
«In che senso?».
«Dunque, il Giuseppe, noto sopra l’equatore come Bigio, nasce a Lugano nel 1948 e abita in via Franscini 27, nel palazzo dove adesso ci sono dipinte le balene. Pensa che il bellissimo murale sarà oscurato da un complesso che sorgerà a mezzo metro di distanza. Mi domando se non potevano pensarci prima di farlo dipingere dai Newercrew».
«Ma lo sai, Tato, che i due artisti ticinesi che l’hanno dipinto, Christian Rebecchi e Pablo Togni, sono conosciuti in tutto il mondo?».
«Certo, tanto che perfino Mark Zuckerberg ha voluto che dipingessero la facciata della sede di Facebook e alcuni spazi interni, e noi li copriamo con un nuovo palazzo. Roba da matt».
«Tato, devi sapere che quella è arte urbana ed è effimera. Ma lo zio Ettore?».
«Ah già. Dicevo, il Bigio nasce nel ’48 a Lugano, poi comincia le scuole in centro. A quel tempo il confine tra centro città e Molino Nuovo continuavano a spostarlo, quindi il Bigio le prime due classi elementari le frequenta in centro e dalla terza a Molino Nuovo, dove il maestro lo obbliga a scrivere con la destra, anche se lui è mancino. Passa poi al ginnasio in viale Carlo Cattaneo, alla magistrale a Locarno, quindi all’università di Ginevra dove frequenta psicologia, ottenendo la mezza licenza».
«Perché la mezza?».
«Perché il Bigio, come i brasiliani, soffre di saudade, malinconia. Lontano da Lugano muore. Per lui recarsi a Ponte Tresa o a Melide è come andare a New York. Vabbè, per finire entra in televisione».
«Mi ricordo Buzz Fizz Quiz!».
«Entra proprio grazie a un quiz, ma in qualità di concorrente. Si chiamava Il Calderone e lui era studente a Ginevra. Era un gioco di carattere musicale. Gioca, vince e continua a vincere per una quindicina di puntate. Morale della favola: si porta a casa 16mila franchi e compra la sua prima macchina. Tornato in Ticino, è assunto in televisione come assistente produttore di programmi per bambini».
«Che bella storia, e poi?».
«Pian piano la sua carriera decolla. Produce il suo primo programma, L’isola, e via via tutti gli altri. Inizialmente lavora con Maristella Polli, la sua maestra, poi con Carla Norghauer, sua allieva».
«Che trasmissioni ha curato?».
«Non posso elencartele tutte, posso dirti: Mi ritorna in mente, Cosa bolle in pentola, La sfinge, Uno nessuno 100.000, Buzz Fizz Quiz, Fragolò, Trin Tran Tren, i 4 Re…».
«Se non sbaglio alcune di queste trasmissioni avevano la tua regia».
«Proprio così».
«E lo zio Ettore?».
«Devi sapere che il rinomato e lussuoso ristorante Biaggi in via Pessina, adesso Gran Café al Porto, era stato gestito dalla famiglia Biaggi fino al 1942 e diventato in seguito ristorante Bianchi. Invece il papà Arnoldo ritira il Caffè della Posta in piazza Dante dove, tra l’altro, nel 1908 venne fondato il Football club Lugano. Nel 1954 sposta il suo esercizio in via degli Albrizzi e, guarda caso, è il primo giorno di scuola del piccolo Bigio».
«Quindi?».
«Quindi il Bigio ha... bigiato il primo giorno di scuola».
«E il Caffè della Posta?».
«Suo papà rimase lì fino a quando lo vendette e andò in pensione. E sai chi lo comprò?».
«Lo zio Ettore!».
«No, Rodolfo Hunziker, padre di Michelle, che a quei tempi era già un’adolescente notevole. E a proposito di donne notevoli, Graziella, la mamma del Bigio, da giovane si chiamava Pocobelli ma sarebbe stato meglio Moltobelli. Sarà contenta mia moglie Adriana, di Lugano centro, che mi accusa di credere che tutti quelli di Molino Nuovo sono i più belli, i più bravi e i più intelligenti».
«Tato, e lo zio Ettore?».
«Lo zio Ettore gestiva con la moglie Clelia Biaggi-Luvini il ristorante Biaggi, luogo che riuscì a farsi conoscere nel mondo intero poiché alla fine del 1800 la saletta al piano superiore venne affrescata dal pittore fiorentino Carlo Bonafedi, emigrato in Ticino, e battezzata Cenacolo Fiorentino. La sala accolse personaggi celebri: da Giuseppe Mazzini a Carlo Cattaneo, da William Chamberlain a Totò, dall’Aga Khan con le varie mogli al seguito a Sofia Loren. Insomma, ogni illustre visitatore che passava da Lugano faceva una puntatina al ristorante Biaggi. Così come ogni tuo cliente importante, caro Roberto, dopo essere passato da te fa una puntatina dalla Portughesa».
«Ci sono anche lì affreschi fiorentini?».
«Non proprio, sono paesaggi toscani compresi di uccellini, galline, galli, e fiaschi di vino! È pur sempre un tocco artistico. Quindi?».
«Quidi nemm dalla Portughesa!».

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sull'edizione del 03.12.2021

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