#Cultura | 17/10/2023

Quando il teatro è per i giovani

Manuela Camponovo

Trascurato per molto tempo, il teatro per ragazzi è una realtà estremamente attiva anche da noi, di alto valore creativo, educativo, formativo, oltre ad essere un intrattenimento salutare e divertente che richiede al pubblico di riferimento una partecipazione viva e persino collaborativa. Solo negli ultimi anni se ne discute: a Como, in occasione della trentesima edizione della rassegna ransfrontaliera Senza Confini, il 1° ottobre si è svolta una tavola rotonda sull’argomento.

In principio c'è Vania Lurschi

Se rievochiamo la storia ticinese, in particolare luganese, viene spontaneo pensare a una figura centrale come Vania Luraschi (1948-2019), non a caso proveniente da una formazione pedagogica che seguì ancora prima della specializzazione teatrale. Nel 1975 ha fondato a Lugano, insieme a un gruppo di animatori socioculturali ed educatori disoccupati, la Cooperativa di animazione culturale Teatro Panzinis Zirkus, che divenne Teatro Panzinis nel 1984. Nel 1986, trasformato in associazione e con un team rinnovato, eccolo rinascere come il Teatro Pan che conosciamo.
Le rappresentazioni sono sempre state attente alle tematiche educative e sociali, il senso dell’amicizia, la sensibilità verso l’altro, il diverso e l’ambiente, con spunti ecologici. Nel 1977 Vania Luraschi promuove la prima manifestazione (a cadenza biennale) per un pubblico giovane, la Giostra del teatro, non solo spettacoli ma anche conferenze, laboratori, seminari, dibattiti, una finestra aperta sull’attualità, attenta al periodo di particolare fermento, di evoluzione e ricerca che la scena nazionale e internazionale stava attraversando. Nel 1987 la Giostra prese la denominazione di Festival internazionale del teatro ragazzi e giovani, però nel 1994 Vania Luraschi affermava: «Non adoperiamo più, almeno nel titolo, il termine teatro per ragazzi, poiché ci siamo accorti che produceva un effetto riduttivo, ghettizzante». Ma continuarono ad esserci spettacoli per le scuole, mentre una giuria di critici in erba si sperimentava attraverso recensioni pubblicate su un giornalino distribuito durante il festival.
La rassegna per anni dovette confrontarsi con crisi finanziarie e logistiche, andando incontro anche a una interruzione di sette anni e a cambiamenti di programmazione, dalla primavera all’autunno, proprio in relazione alla tempistica delle sovvenzioni.