Il fantasma delle nevi

Annamaria Scacchi-Bottini

Le cime imbiancate mi ricordano che la neve mi piace per mille motivi; uno fra tutti per la sua capacità di attutire, con soffice eleganza, i rumori delle nostre vite frenetiche scoprendo, almeno in parte, quelle del mondo animale. Così, luoghi apparentemente inanimati, di colpo prendono vita in un intreccio di piste da seguire. Tra queste è facile distinguere le tracce inconfondibili della lepre bianca (Lepus timidus) che popola gli ambienti montani ben al di sopra del limite della vegetazione.

Difficilissima da avvistare in natura, questo «fantasma delle nevi» si muove disegnando sul manto nevoso una sorta di Y: le impronte delle zampe anteriori, più piccole, rimangono dietro a quelle posteriori che lasciano invece dei segni più allungati e paralleli tra loro. Viene anche chiamata lepre variabile poiché il suo mantello, di colore grigio-bruno, in inverno diventa completamente bianco, fatta eccezione per le punte delle orecchie che restano nere. Così può mimetizzarsi con l’ambiente circostante e sfuggire ai predatori affamati delle regioni alpine. 

In un ambiente dove le risorse scarseggiano, anche la lepre ha sviluppato delle strategie per ricavare il massimo dell’energia da una dieta strettamente erbivora. Lepri e conigli, appartenenti all’ordine dei lagomorfi, presentano infatti un comportamento che prende il nome di coprofagia o ciecotrofismo. Si tratta di una doppia digestione in cui il cibo, dopo esser passato una prima volta nel tubo digerente, viene ingerito una seconda volta sottoforma di feci molli (prodotto di scarto della prima digestione) per poi essere nuovamente ridigerito. Un fenomeno che, per quanto risulti disgustoso, consente a questi animali di estrarre dall’alimentazione la maggior quantità possibile di nutrimento…

Leggi tutto l'articolo
sull'edizione del 13.01.2023

Accedi per leggere Abbonati

#Animali intorno a noi

#Animali intorno a noi
Chi ha paura dello «Scurson?»
#Animali intorno a noi
Piccolo Chopin dell'aria