Gino Strada

Testo: Andrea Ventola – Illustrazioni: Elena Ventola-Turienzo 

Questa è una di quelle storie che nessun bambino dovrebbe ascoltare. Una storia fatta di bugie, tradimenti, morte, abbandoni. È una storia che riguarda la parte più oscura dell’uomo, il suo desiderio di dominio e di sopraffazione. Ma è anche una storia di coraggio, speranza e redenzione. È una storia in cui gli eroi sono pochi, le vittime incalcolabili e i nemici spietati. Una storia in cui, quando anche l’ultimo spiraglio di luce sembra svanire, salta fuori qualcuno che soffia disperatamente sulla brace e, come per incanto, nella tenebra, una scintilla, minuscola, quasi invisibile, s’accende. È la storia di Gino Strada e di Emergency, è la storia di una missione, di una lotta senza quartiere, di un’impresa titanica ai confini del mondo. Ed è la storia di tutti i bambini e di come siano loro la risposta alla crudeltà degli uomini.
 
Questa storia comincia e finisce con tre date, tutte collegate fra loro: 11 settembre 2001, 14 gennaio 2011, 15 agosto 2021. Tre tappe cronologiche di dieci anni ciascuna e tre città: New York, Lugano e Kabul. La prima data segna l’inizio drammatico di tutta la vicenda. Io non ero ancora nato, ma nonno Burt mi raccontò l’angoscia del mondo intero quando l’11 settembre 2001 in tv si videro le drammatiche immagini di due aerei di linea americani schiantarsi contro le Torri Gemelle, in pieno centro a Manhattan. Nel giro di un’ora e mezza le due torri crollarono al suolo, provocando la distruzione di altri edifici e la morte di quasi tremila persone. Nonno Burt mi raccontò di uomini e donne che, per paura di morire soffocati dagli incendi, si gettarono dai grattacieli. Fu il momento in cui cambiò tutto.

Dopo la paura e lo smarrimento ecco il desiderio di giustizia, che spesso si associa alla vendetta e, perché no, all’interesse. I responsabili sono subito individuati. Appartengono ad Al Qaeda, un’organizzazione terroristica nata in Afghanistan nel 1988, quando si combatteva una guerra contro l’ex Unione Sovietica. I moventi sono diversi: tra questi, l’invasione da parte degli Usa di territori islamici, ma anche la volontà di motivare altre organizzazioni, o Stati, a supportare Al Qaeda in una guerra che avrebbe portato l’Islam a riscattare le umiliazioni subite e a prendere il potere.
 
Nonno Burt mi raccontò che ai tempi il presidente americano George W. Bush non perse tempo e preparò da subito l’invasione dell’Afghanistan. Ma quella che si preannuncia come una guerra al terrorismo diventa in breve una possibilità di guadagno, visto che l’Iraq attira per i suoi giacimenti petroliferi e le compagnie del greggio sono ingolosite dalla possibilità di accedere a un mercato che fino al 2003 rimane chiuso all’Occidente. Così, perché non prendere due piccioni con una fava? Inoltre Bush ha un altro progetto, ben più utopico del primo: quello di esportare il modello americano nei Paesi in cui vigono delle dittature. Ma esportare la democrazia, mi spiegò nonno Burt, significa costruire un percorso che permetta alle popolazioni locali di emanciparsi. Significa costruire scuole, ospedali, strade, e significa eleggere un governo che non sia corrotto, ma vicino ai bisogni della popolazione, un governo lungimirante che metta d’accordo tutti e lavori per il bene del Paese. Ma la pratica, si sa, non è mai semplice: le tribù afgane sono molte, le diffidenze tante, i soldi spesi per lo sviluppo pochi... E intanto la guerra continua e i morti aumentano.
 
14 gennaio 2011. A Lugano si costituisce il ramo svizzero di Emergency, l’associazione indipendente nata a Milano nel 1994 da un’idea del suo fondatore, Gino Strada, medico e chirurgo milanese che dal 1988 – lo stesso anno in cui venne creata, a migliaia di chilometri di distanza, Al Qaeda – si specializza nel soccorso di vittime di guerra. Inizia a lavorare con la Croce Rossa nelle zone «bollenti» del pianeta: dal Pakistan alla Bosnia, dalla Somalia al Perù, Gino Strada è sempre in prima fila, a lottare per salvare le vittime delle mine anti-uomo e dei bombardamenti che affliggono i civili in ogni parte del globo. 
 
Anche in Afghanistan. Emergency è la sua associazione, creata allo scopo di offrire cure medico-chirurgiche gratuite alle vittime di guerra. Come Musawer, che a sette anni viene colpito da un bombardamento aereo mentre raccoglie foglie per gli animali, o Sidra, che dopo aver perso una gamba a causa del crollo del tetto di casa, ritorna a camminare attraverso una protesi di ultima generazione. Gino Strada è il padre invisibile di tutti questi bambini, di tutti quelli che hanno bisogno. Ha i capelli e la barba bianchi, rughe che gli segnano il volto come cicatrici. Ai potenti non risparmia nulla: li accusa di fare il gioco sporco, di abbandonare i poveri e di guardare solo al denaro. Mentre lui c’è e lotta fino all’ultimo.

15 agosto 2021. Kabul è caduta. I militari americani si sono ritirati e la città, come ormai tutta la nazione, è in mano ai talebani. La gente ha paura, le donne e i bambini sono nascosti nelle cantine e nei bunker. Gli Usa, dopo vent’anni in cui hanno occupato il Paese, fungendo da ammortizzatore per i gruppi estremisti, dopo sessantaseimila morti afgani e duemilaquattrocento americani, dopo aver parlato di democrazia, di ordine, di pace, hanno abbandonato i civili nelle mani di chi potrà farne ciò che vuole, senza alcuna pietà. La gente si accalca negli aeroporti, vogliono tutti scappare. La guerra è persa, gli abitanti temono di morire o diventare schiavi. Le immagini trasmesse dai telegiornali sono terribili e ricordano quell’11 settembre di vent’anni fa: uomini appesi alle ruote degli aerei in decollo che cadono nel vuoto, preferendo quella fine piuttosto che restare in un Paese dominato dai fondamentalisti.

Gino Strada, intanto, non c’è più. È morto due giorni prima, il 13 agosto. Sua figlia Cecilia è nel Mediterraneo, a salvare i migranti che dall’Africa cercano un destino migliore. Ed è in stretto contatto con i suoi compagni (medici, infermieri, volontari) che a Kabul stanno lottando per salvare più vite possibili. Loro non scapperanno, non abbandoneranno chi ha bisogno di cura, di assistenza. Loro ci saranno sempre. E continueranno a trasformare vecchie caserme in nuovi ospedali: con le casse di legno dei mortai faranno una copertura per il tetto, con i cannoni dei carroarmati gli scarichi, con le bande laterali degli automezzi blindati le travi per il soffitto. Ospedali che col tempo sono diventati eccellenze sanitarie in ogni Paese, garantiti da una qualità estrema nelle cure e nelle strutture. Dalla sua fondazione, infatti, Emergency ha curato undici milioni di persone in diciotto Paesi. Gratuitamente. Gino Strada ha mostrato loro come riuscirci. Da solo, poi con sua moglie, sua figlia e tutti quelli che sentivano di avere il cuore e il coraggio di buttarsi nella mischia per il prossimo. E a tutti quei bambini che dicono «ho paura», Gino Strada offrirà sempre un riparo da cui guardare con fiducia al futuro. Perché in loro, Gino vedeva ciò per cui aveva sempre lottato: l’amore per la vita. 

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sull'edizione del 24.09.2021

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