L'artista della vita

Fausto Sassi

Così lo definisce Fausto Sassi, la cui rubrica «Due bianchini con la Portughesa» si sofferma su Angelo Zanetti. Ragazzo vivace, in gioventù fa mille cose, prima di avvicinarsi al sindacato. La montagna e il cabaret (ricordate i mitici Pipistrelli?) gli hanno regalato gioie e soddisfazioni.

«Cara la mia Portughesa, mi dici sempre che non ti porto le persone che intervisto e invece oggi, l’incontro con l’Angelo Zanetti lo faccio qui. Soddisfatta?».
«Felice, allora mi siedo qui con voi. Ciao Angelo, è vero che sei un’artista della vita?».
«Mah, è il Fausto che lo dice».
«Un altro artista…».
«Paula, io sono soltanto un osservatore: guardo, ascolto, prendo nota, penso e la Rivista di Lugano pubblica le mie storie. Tutte storie vere, come puoi constatare oggi».
«Dai allora, comincia».
«Angelo Zanetti, nato a Sorengo il 28 maggio 1961».
«La mia mamma dice che nevicava, che sia vero non si sa, ma se lo dice lei non si può contraddirla».
«Come si chiamava?».
«Rina e c’è ancora, ha novant’anni, mentre il mio papà Adriano è mancato qualche anno fa».
«Ma Paula, adesso fai tu le domande?».
«Dimmi, Angelo, le scuole come sono andate?».
«Ci andavo volentieri, ma studiare non mi interessava. Alle elementari c’era il mio maestro, Franco Migliarini, che ogni tanto al venerdì mi chiamava davanti alla lavagna e mi faceva interpretare delle scenette che io improvvisavo».
«Avevi già un attore dentro di te...».
«Ho bocciato la prima ginnasio e, soprattutto la mia mamma, non l’ha presa bene. Mi rincorreva al grido “a vo in prisòn, ma ta mazzi!”. Lo studio non era per me».
«Sai, Angelo, che anche per me era la stessa cosa? Per fortuna ho incontrato il miglior maestro al mondo, che mi capì e mi prese sotto la sua protezione. Si chiamava Franco Lurati. Santo subito».
«Ma adesso voi due vi raccontate le vostre vite?».
«Fausto, ma la tua Portughesa è sempre così?».
«No, non sempre, a volte peggio, comunque forse è perché è la prima volta che faccio un’intervista nel suo bar. Angelo, continua a raccontarmi della tua scuola».
«Allora, prima abitavamo a Balerna, dove il mio papà era impiegato delle Ffs. Nel 1964 è stato nominato capo stazione a Rodi-Fiesso. Di conseguenza ho frequentato lì asilo e scuole elementari, quindi andai al ginnasio perché ci andava mio fratello (ho poi una sorella più piccola) che fin da quando era nella pancia della mamma sognava di fare il veterinario, per cui doveva per forza andarci per poi proseguire gli studi all’università. Come detto, pure io mi lanciai nei cinque anni di ginnasio, ma arrivai solo fino alla quarta».
«E da lì in avanti?».
«Da lì incominciò il mio peregrinare da un’idea all’altra fino al servizio militare».
«E le idee quali erano?».
«Durante le vacanze estive tra il 1976 e il 1979 andavo a raccoglire il tabacco a Granges-près-Marmand, vicino a Payerne, dal più grande produttore di tabacco della Svizzera. Dal momento che fin da piccolo mi piaceva molto aiutare i contadini, lavorai con loro a Rodi, a Prato e a Dalpe. Sono anche stato sull’alpe Geira come aiuto casaro. A 21 anni, dopo aver conseguito il permesso per guidare i camion presso la Enrico Guscio di Ambrì, sono andato a lavorare per un anno».

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sull'edizione del 11.07.2025

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